La prima dedica è per la Sardegna Arena, inaugurata nell’isola felice in poco tempo e con buona pace di chi annuncia e proclama ma poi si ferma ai plastici stile Bruno Vespa. Cagliari propone uno stadio stile inglese ed è un successo di pubblico e squadra, che vince uno a zero una partita da scrivere negli annali per lo meno al taglio del nastro del nuovo impianto. Sampdoria-Roma viene rinviata per l’allerta maltempo, poi a Genova fa due gocce e gli sberleffi si sprecano, se non altro perché il rinvio viene preso come un aiutino per i giallorossi, vista l’assenza certa di Schick e l’esser fuori fase del neo papà Dzeko, che nel caso avrebbe raggiunto la squadra poco prima del fischio d’inizio. La Lazio è Immobile, parafrasando un’aria arcinota, e il bomber partenopeo uccella tre volte Donnarumma, roba da non crederci, se non altro a rileggere i contratti in essere dell’attaccante biancoceleste e del diciannovenne diavolo rossonero. La Juventus vince ma neanche fa più notizia, un po’ come il Napoli, entrambe regolano gli antagonisti con tre gol e via andare. Colpisce l’immaginario collettivo l’Inter, certamente meno pazza con Spalletti alla guida, e il pokerissimo della Fiorentina prodotto al Bentegodi; il Benevento sarebbe degno d’un film da Oscar, “Sfigatissimo me”; primi tre punti per Atalanta e Udinese, ed entrambe vincono in rimonta. Juve, Napoli e Inter sono in fuga dopo tre giornate, Lazio e Torino zitti-zitti rincorrono e il Milan appare al cospetto dell’ennesima crisi d’identità nonostante i sei punti accumulati in trasferta. Il Benevento è al palo, ma per gioco espresso la “Strega” dovrebbe stare per lo meno nella colonna di sinistra della classifica.

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