La Pallavicini è una delle tante palestre di provincia. A Bologna, in fondo alla via Emilia, c’è questo centro che è sempre stato noto come il classico oratorio, dove “accoglienza” era la parola chiave. Qui il Comitato Organizzatore Locale dei Mondiali ha deciso di creare la seconda casa del suo evento planetario, oltre al PalaDozza. Son entrati mesi prima e hanno letteralmente ricostruito gli spogliatoi, per renderli consoni ai grandi ospiti che sarebbero arrivati. Un restauro, una piccola “legacy” del Mondiale che lunedì sarà già partito per Torino ma deve lasciare a Bologna una semina pallavolistica. Che può essere fatta anche di muri riverniciati e nuove panche. Là dove di solito le ditina di Anna e Giulia faticano a superare la banda della rete di Minivolley è arrivato giovedì Lucas Saatkamp, un signore che attacca di solito a 3 metri e 40 e sulla banda della rete a 2.43 ci tiene appoggiate le ascelle. Così, per sport.

Quella piccola palestra di provincia si è colorata di verde e oro ed è diventata la nuova casa bolognese del Brasile. Titubanti, i volontari del centro e i bambini si sono avvicinati ai Campioni Olimpici a fine allenamento, dove persino i suoni (i Mikasa bombardati a velocità supersonica dai ragazzi di Dal Zotto) non si erano mai sentiti. È arrivato il parroco, hanno chiesto una foto: “Possiamo?” con un filo di voce. Tutta la squadra si è messa in posa, e dopo due minuti la Confederazione Brasiliana di Volley aveva già realizzato il post che ha fatto il giro del mondo: “Como é bom ser bem recebido por onde a gente passa!!! Depois do segundo treino do dia, uma pausa pra essa foto cheeeeia de carinho!!!” È bello essere accolti ovunque andiamo.

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