A Roma la maledizione dei capitani viene replicata dallo stucchevole ultimo capitolo spallettiano datato 21 febbraio duemilasedici. E’ una maledizione cominciata con la storia di Agostino Di Bartolomei, costretto a emigrare nella Milano rossonera prima di finire nell’oblio così come capitò a Giuseppe Giannini, usurpato della festa d’addio al calcio. La storia di Francesco Totti pare replicare momenti assurdi e imprevedibili di un passato che no, non si dimentica, e di un presente che conferma come il “Cipputi” – non ce ne vogliano gli operai, ma capiscano – può anche essere il migliore della fabbrica, ma nessuno gli erigerà mai un monumento. Vicenda tanto fantozziana quanto qualunquista, la “cacciata” di Totti dal ritiro della Roma fa apparire meno “maggica” la gestione statunitense del club, una repubblica a stelle e strisce che pretende di cancellare il regno di Francesco I. (Ma.Mor.)