MILANO AEROPORTO MALPENSA 23 FEBBRAIO 2018 BENVENUTO DELLE FIAMME GIALLE A SOFIA GOGGIA PER AVER VINTO L'ORO OLIMPICO IN DISCESA LIBERA A PYEONG CHANG KOR. "Copyright PHOTO ELVIS"

Una placca con sette viti: è quella che è stata applicata a Sofia Goggia al termine di un intervento chirurgico per ridurre la frattura articolare scomposta pluriframmentaria del pilone tibiale destro rimediata nel corso di un allenamento di gigante a Pontedilegno.
L’operazione a cui è stata sottoposta la sciatrice azzurra è perfettamente riuscita e già oggi la 31enne campionessa di Bergamo inizierà la fase passiva di fisioterapia. “Sicuramente- spiega la presidente del Gruppo di Interesse Specialistico (GIS) Sport dell’Associazione Italiana di Fisioterapia (AIFI), Miriam Rosa- con atleti d’elite come Sofia Goggia il tempismo dal punto di vista chirurgico è fondamentale ma è importantissimo anche da un punto di vista fisioterapico. Lei avrà ora 40 giorni di scarico sulla tibia operata ma in realtà non starà mai ferma: la tibia, la gamba e il piede saranno
in scarico ma tutto il resto del suo corpo continuerà a lavorare”.
“La differenza con le persone comuni- precisa la fisioterapista sportiva- sta proprio nella possibilità di allenare fin da subito gli atleti e le atlete d’elite, per far sì che non perdano il condizionamento cardiovascolare, la forza muscolare e vadano meno incontro a fatica o a perdita di funzionalità di altri distretti”.
“Sicuramente- evidenzia Miriam Rosa- in questa fase Sofia Goggia potrà contare sulla collaborazione tra il fisioterapista e il preparatore atletico, che lavoreranno a stretto contatto per cercare di non far perdere all’atleta tutto quello su cui aveva lavorato da un punto di vista di forza e di coordinazione”.
La numero uno del GIS Sport di AIFI rende poi noto che sono due le tipologie di esercizi che il fisioterapista sportivo mette in atto in simili e gravi infortuni per il pieno recupero dell’atleta. “Il primo riguarda il mantenimento, dove troveremo esercizi per il rinforzo della parte addominale, ovvero il ‘core’, degli arti superiori e degli arti inferiori per quanto possibile. Poi Sofia Goggia potrà svolgere esercizi che andranno a utilizzare la gamba sana per attivare la parte di neuroni specchio sulla gamba operata. Le verranno dunque fatti fare dei movimenti specifici su piede, caviglia e gamba dell’arto non infortunato per far sì che a livello di recupero si acceleri poi il movimento sulla gamba infortunata, una volta che le verrà tolto il gesso”.
Ora tutta l’Italia fa il tifo per rivedere quanto prima Sofia Goggia su una pista da sci ma proprio sui tempi di recupero della campionessa azzurra la presidente nazionale del GIS in fisioterapia sportiva di AIFI invita a non parlare di ‘cicli di fisioterapia’. “Questi atleti si allenano tutto il giorno e anche in fase di recupero, come negli scorsi infortuni che Goggia ha subito, l’abbiamo vista lavorare per otto ore di fisioterapia al giorno. Non esistono cicli di fisioterapia, sicuramente ci vorrà del tempo una volta che le verrà nuovamente concesso il carico e da quel momento si valuterà quanto sarà il tempo di stop, ma non si può parlare di 30, 40, 50 sedute di fisioterapie, è una visione ormai superata”.
“Adesso- informa Miriam Rosa- si lavora per obiettivi e quello finale è quello di riportare Goggia in pista e da lì verranno creati dei sotto obiettivi per raggiungere ogni fase e stilare poi dei tempi di recupero”.
E sui tempi di recupero la fisioterapista sportiva ha pochi dubbi. “Con uno scarico di 40 giorni, sicuramente la stagione per lei è finita e questo lo ha confermato anche il suo medico. Se non si dovessero presentare delle problematiche a livello osseo sono certa che potremo vederla in pista la prossima stagione, il prossimo inverno”.
La carriera di Sofia Goggia è stata caratterizzata da numerosi e gravissimi infortuni, molti dei quali alle gambe, come la rottura del legamento crociato e del menisco esterno di entrambe le ginocchia o la frattura del malleolo peroneale destro.
Eppure la sciatrice si è sempre rialzata, con recuperi davvero straordinari. Recuperi che, forse, avrebbero scritto la parola fine accanto alla carriera di un calciatore, che spesso fa fatica a riprendere l’attività agonistica dopo la rottura dei legamenti crociati. “In realtà- afferma Miriam Rosa- i meccanismi di lesione e il gesto tecnico che caratterizzano un calciatore e uno sciatore sono diversi. Nel calcio abbiamo cambi di direzione e movimenti di piede perno che invece nello sci sono assenti o non sono così marcati. Anche se nel caso di Sofia Goggia le velocità sono estremamente elevate, in realtà le rotazioni su un ginocchio sono poche e si vanno a verificare solo nel momento in cui l’atleta perde il controllo dello sci e in quel preciso momento, di solito, si verifica l’infortunio”.
“Nel calciatore- dichiara- i movimenti sono completamente differenti e sono presenti cambi di direzione che stressano il ginocchio un po’ di più. Ci sono inoltre i tempi di recupero e la valutazione che l’atleta sia effettivamente in grado di performare nel proprio sport. A tal proposito vengono svolti test di valutazione e valutati parametri legati a forza, flessibilità e controllo neuromuscolare, soprattutto in presenza di una lesione legamentosa, che dicono se l’atleta sia pronto o meno a rientrare in campo”.
“Test fondamentali- aggiunge la presidente del GIS Sport di AIFI- proprio per valutare se siano presenti altre lesioni, anche perchè proprio nel calcio il tasso di rilesione del legamento crociato è altissimo una volta che i giocatori tornano in campo”.
Miriam Rosa tiene infine a sottolineare che “in realtà il fisioterapista sportivo non tratta solo sportivi ma deve avere due tipi di competenze: le prime riguardano le modalità di lavoro, le cosiddette ‘hard skills’, ovvero deve saper riabilitare, conoscere i tempi di recupero, sapere cosa fare e in che momento dell’infortunio dell’atleta. E poi deve avere competenze un po’ più leggere, le ‘soft skills’, su come comunicare, come approcciare a un paziente, come gestire le relazioni con gli altri professionisti del team”.
“Il fisioterapista sportivo- conclude- non lavora mai da solo ma sempre in equipe con un medico dello sport e un preparatore fisico. E deve avere una relazione con gli allenatori e con la staff tecnico, senza dimenticare che è sempre in costante aggiornamento, perchè la tecnologia ci consente di dare delle risposte più veloci e più precise al nostro atleta per cercare di riportarlo in campo, nel caso di Sofia Goggia in pista, il più velocemente possibile ma nel modo più sicuro possibile”.

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