Da 17 anni, il circolo sportivo Il Faro è un punto di riferimento per i quartieri Monteverde, Portuense e Gianicolense. Un luogo di sport, incontro, divertimento, solidarietà.
La nostra società, che conta quest’anno più di 200 tesserati con una prima squadra che partecipa al campionato di C1 e altre dodici squadre tra attività di base e agonistica, è apprezzata e conosciuta in tutta la regione non solo per i suoi risultati sportivi ma anche per il forte valore educativo e sociale della sua attività.
In tutti questi anni ci siamo sempre ispirati a una visione di sport inclusivo che ci ha anche permesso di aiutare realtà diverse e complesse e garantire il diritto allo sport ai più deboli.
Nel corso degli anni Il Circolo Il Faro ha accolto migranti, rifugiati, persone con disabilità, con problemi di tossicodipendenza. Abbiamo garantito qualche ora di gioia e spensieratezza ai minori stranieri non accompagnati, a ragazzi con problemi penali. L’ultimo esempio, solo poche settimane fa: due famiglie che frequentano il circolo si sono rivolte a noi, forse non a caso, per chiederci di aiutare due ragazzi ucraini scappati dalla guerra.
Naturalmente li abbiamo subito accolti in una delle nostre squadre e ora si allenano e si divertono sui campi del Faro.
Più in generale, in questi anni, abbiamo messo a disposizione delle famiglie del territorio, ai loro figli e alle loro figlie, un luogo dove poter fare attività sportiva in maniera seria, sana, appassionata e realmente inclusiva.
Anche nella gestione della scuola calcio a5 abbiamo scelto di applicare un prezzo accessibile e prestato sempre grande attenzione alle famiglie in difficoltà, con sconti, modalità di pagamento facilitate e in alcuni casi anche gratuità.
Lo sport come riscatto, come lotta allo stigma, ci ha visti sempre in prima fila: allenatori, istruttori, soci, tesserati.
Da noi hanno sempre trovato posto, senza clamore né pietismo, persone con disabilità e a non a caso siamo il referente tecnico e la “casa” della nazionale Crazy for football, la Nazionale italiana per le persone che con problemi di salute mentale, che al Faro si allena fin dalla sua nascita, fin dall’inizio di uno straordinario cammino che l’ha vista diventare campione del mondo, guidata da uno staff formato interamente dai nostri tecnici.
Le nostre squadre, soprattutto quelle dei più piccoli, accolgono inoltre bambini e bambine con necessità speciali. Al contrario di molte altre realtà sportive, non facciamo provini o selezioni in base alle capacità, ma ci guida l’idea che lo sport debba essere un diritto di tutti e di tutte, un divertimento a portata di tutti e di tutte, sempre.
Oggi, però, tutto questo lavoro sul territorio, questo lavoro per un’idea e una pratica di sport inclusivo, rischia di svanire nel nulla. La Croce Rossa Italiana ha ripreso possesso dell’area in cui si trova il nostro Circolo, e contesta il nostro diritto a restare negli impianti ritenendo non legittimo il contratto di locazione che abbiamo firmato nel lontano 2005.
Ci teniamo a precisare che non c’è alcuna inadempienza da parte nostra: abbiamo sempre diligentemente e puntualmente versato tutte le somme dovute per l’affitto e le utenze, oltre a farci carico degli interventi di natura ordinaria e straordinaria per garantire l’uso e la qualità dei campi e delle strutture.
Tuttavia molto presto, già a luglio, potremmo trovarci senza una casa, senza campi, senza un luogo in cui accogliere e supportare le richieste del quartiere. Rischieremmo di non poter riprendere le attività dopo l’estate, col risultato di lasciare centinaia di famiglie senza un luogo dove fare sport, visto che al momento i nostri affittuari non hanno alcun progetto di utilizzo del circolo.
Il Faro chiuderebbe, semplicemente. Per far sorgere cosa, al suo posto, al momento non è chiaro.
Ed è paradossale che chi vuole far chiudere il Circolo sportivo il FARO sia proprio la Croce Rossa Italiana, un ente che ha come motto “un’Italia che aiuta” e come finalità della sua azione “essere parte di una rete che abbia come obiettivo coltivare la relazione con l’altro e vincere la solitudine e l’esclusione”.

Ecco: vincere la solitudine e l’esclusione, coltivare l’umanità e la relazione con l’altro è esattamente quel che facciamo, attraverso il calcio a 5, al Faro. Per questo siamo diventati, in questi 17 anni, un punto di riferimento per le famiglie della zona. Famiglie che ci affidano ogni anno più di 200 bambin* e ragazz*, dimostrando quanto sia importante e necessario trovare luoghi che propongano un sport di qualità, sano, divertente e inclusivo.
Il luogo che per 15 anni ha ospitato il Centro estivo comunale, aperto alle famiglie con difficoltà economico e con figli/e con disabilità anche gravi. Il luogo dove migliaia di bambin* si sono divertit* insieme, magari festeggiando il proprio compleanno, la fine dell’anno scolastico, la vittoria di una partita di campionato o del torneo della scuola.
Speriamo perciò che la nostra esperienza, le nostre attività, i nostri servizi, non siano destinati a finire il prossimo mese di luglio. Ma per salvare il nostro futuro abbiamo bisogno di mobilitarci, subito.
Per questo motivo chiediamo a tutti gli amici del Faro, quelli che in questi 17 anni hanno avuto modo di conoscerci, di unirsi alla nostra campagna #nonspegneteIlFaro!, i cui punti principali sono:

1. Garantire un futuro alle nostre attività individuando, sul territorio del nostro municipio, un impianto dove poter trasferire la scuola calcio, le giovanili, la nazionale italiana Crazy for Football e le altre realtà che si allenano sui nostri campi.

2. Ottenere dalla CRI il diritto a restare nel Circolo sportivo Il Faro almeno fino a quando non sarà disponibile il nuovo impianto, garantendo la continuità delle attività della scuola calcioa5, dell’attività agonistica e di tutte le nostre iniziative sociali.

Per sostenere la nostra battaglia, e aiutarci a far sentire la nostra voce, vi invitiamo a una assemblea pubblica presso il nostro circolo, a via Arcangelo Ilvento sabato 14 alle 11.

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