Sarà un Natale segnato dalle distanze, quello in arrivo: distanti dai famigliari, dagli amici, dai luoghi del cuore e – inevitabilmente – dalle montagne, che in questo periodo potremmo vivere con molte limitazioni e con grandissimo senso di di responsabilità.

Ma le montagne non sono solo straordinari luoghi fisici: nei secoli, esse sono state sognate, pensate, disegnate, scritte e – da oltre un secolo a questa parte, come ci insegna il bellissimo libro di Roberto Mantovani Ciak, si scala! – raccontate in forma cinematografica.

Anche in questa nuova fase di emergenza sanitaria, così come nei mesi duri del lockdown, il cinema può rappresentare quindi un modo per viaggiare e esplorare le montagne del mondo, pur restando a casa, senza perdere mai il gusto per la scoperta e l’avventura.

Per questo motivo il Cai – Club alpino italiano e il Trento Film Festival hanno deciso di allietare il Natale di tutti gli appassionati di cinema e culture di montagna, realizzando l’iniziativa “Natale in quota”: una piattaforma di streaming con 15 film tra i più amati dalle edizioni recenti del festival e scelti fra le produzioni sostenute dal CAI, disponibili online dal 15 dicembre al 15 gennaio.

«Vogliamo stare accanto alle persone nel momento in cui sono costrette a rinunciare alle avventure in natura e in montagna che tanto amano, consentendo loro di rivivere, singolarmente o in famiglia, le vicende ricostruite e raccontate dai protagonisti della cinematografia di montagna», ha detto Vincenzo Torti, presidente generale del Cai. «”Natale in quota” vuole essere un invito a valorizzare, all’interno delle nostre case, quella capacità di attendere che permette agli alpinisti di trovare il momento di bel tempo decisivo per arrivare in cima. Lo abbiamo voluto immaginare, dunque, come una finestra sull’anno nuovo, un vero e proprio campo base del 2021».

«Un’iniziativa fortemente voluta dal Trento Film Festival e dal Cai, che del Festival non è solo socio fondatore, ma colonna portante», ha detto il presidente del Trento Film Festival Mauro Leveghi. «Il nostro vuole essere un contributo alla riflessione sul rapporto tra uomo e natura: per ripartire, dopo la pandemia, sarà necessaria una rinnovata cultura del limite, e di questo cambiamento le comunità di montagna credo possano essere una leva fondamentale».

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