Un libro che narra le vicende umane di una campionessa di marcia, fra miserie e nobiltà. Una donna forte, capace di mettersi a nudo e pronta a raccontare i gangli più nascosti d’una vita difficile ma sempre affrontata a testa alta. Un autore in grado di raccogliere le memorie di ieri, le certezze del presente e quel domani incerto che comunque si basa sul passato. E un affabulatore, uomo giusto al posto giusto quando c’è da vivisezionare in maniera educata, raffinata e indolore un manoscritto. Lei, la donna, è Giuliana Salce, campionessa del mondo di marcia, la cui vita è stata stravolta da uomini e fatti, da bulimia e doping, anoressia e primati del mondo, marito infedele e medaglie al collo, zio-orco e figli che sono diamanti. Lui, il primo lui, è Massimiliano Morelli, giornalista e scrittore, pancia e cuore quando comincia a battere sui tasti d’un pc immaginando sia una vecchia Olivetti. L’altro è il menestrello di Viterbo, quell’Antonello Ricci dolce nel suo proporsi al pubblico, che sia platea di metalmeccanici o di colletti bianchi canuti e imbolsiti nella testa poco importa. Lui, il professor Ricci, sta sempre sul pezzo. E nella libreria “Etruria”, a due passi dalla viterbese piazza della Rocca, l’ha dimostrato per l’ennesima volta, mentre domandava agli interlocutori ed esponeva fatti, attimi e riflessioni dedicate a “Tacco e punta Giuliana, tacco e punta!”, libro scritto per la casa editrice Etron Mirror da Massimiliano Morelli, l’uomo che ha messo a fuoco la più pirandelliana delle atlete della storia sportiva italiana. Mix perfetto di sensazioni da divulgare ai posteri e chissà, forse anche nelle scuole, perché il male vissuto dalla signora Salce non debba essere replicato in qualsiasi altra latitudine, una sorta di “mai più!”. Crescere, convivere col male, assaporare per appena un attimo il bene, scorticare anime, vuotare il sacco, dialogare, confrontarsi. Il libro diventa una sorta di manuale utile per capire meglio chi siamo, chi eravamo e forse chi saremo.

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