Gigi Riva
Gigi Riva

Sarà pur vero che Gigi Riva è un campione di quel passato che non ritorna e dunque potrebbe perfino apparire superfluo dedicargli un libro come ha fatto Paolo Gabriele per Aipsa edizioni. Ma va anche spiegato che nell’immaginario collettivo uno come “Rombo di tuono” resterà per sempre una sorta di eroe dei due mondi, capace di sfondare in Sardegna e nel contempo di essere amato un po’ ovunque, forse per quella sua scelta di essere bandiera d’una provinciale e certo non d’uno squadrone. Perché uomini simbolo lo furono anche Giacinto Facchetti e Sandro Mazzola, Gianni Rivera e Paolo Maldini e oggi lo è pure Francesco Totti; ma c’è altresì da aggiungere che scegliere Cagliari preferendola a piazze come Milano e Roma è impresa da applausi e significa un ulteriore “atto di sacrificio”.

Un’abnegazione che magari non lo è stata per l’attaccante lombardo trapiantato nell’isola felice, anzi c’è quasi la certezza della vera scelta di vita, lontana anni luce da atmosfere pesanti e salotti “finto-perbene”, costruita invece su rapporti umani tanto semplici quanto reali. Di Riva, comunque, è stato scritto “di tutto e di più”, ma la lettura di un volume come questo, che mantiene intatto il fascino del bianco e nero, riesce comunque a regalare sensazioni forti e s’accappona la pelle a chi ha scavalcato gli “anta” nell’osservare istantanee d’altri tempi mentre si rileggono spaccati d’una vita che fu. “Luis”, come lo chiamava Gianni Brera, suo grande estimatore, viene raccontato e ammirato in ogni sua sfaccettatura, dagli esordi col Laveno Mombello allo sbarco in Sardegna, isola che quando “Giggirrivva” la intravide per la prima volta, dall’alto d’un aereo, gli fece esclamare un qualcosa di simile all’“io qui non ci resto più di un quarto d’ora”. Riva e la nazionale, col record di gol ancora oggi imbattuto e gli infortuni in Azzurro patiti contro il lusitano Americo e l’austriaco Hof; Riva e il suo Cagliari, uno scudetto storico e una coppa dei campioni persa perché diventa difficile far gol da un letto d’ospedale; Riva e l’amicizia, gli affetti, i gol e i rapporti schietti con la gente isolana, lontana anni luce dallo stereotipo d’un “lumbard” come lui. Nessun miracolo della genetica, il libro di Gabriele spiega per filo e per segno scampoli di realtà certe, inframezzate da episodi che a viverli sarebbe stato un sogno. Un sogno come quello di chi ancora oggi fantastica per lo meno la nascita d’un erede di Riva per assegnargli di nuovo la maglia numero 11, ritirata come è consuetudine ormai quando il “grande” di turno appende le scarpette al chiodo.
Paolo Gabriele, “I giorni di Gigi Riva”, Aipsa edizioni, 25 euro

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