di Pietro Paolo Dorigo
Lasciate ogni speranza voi che entrate, si potrebbe cominciare a scrivere sull’ingresso dell’Olimpico quando gioca la Lazio, che senza bisogno dei gol d’Immobile rifila un’altra manita, stavolta al Chievo e con buona pace dei cugini romanisti, pronti a giurare qualche settimana fa che il portiere clivense Sorrentino fosse più forte di Zamora. Il 5-1 accompagna la squadra di Simone Inzaghi al terzo posto, e i laziali hanno giocato una partita in meno. Situazione simile, per lo meno per le gare da recuperare in casa-Roma, ma il match con la Sampdoria se i presupposti restano quelli attuali diventa più ispido che mai. Col cartello vendesi al collo i giallorossi tornano dalla Milano nerazzurra con un punto, d’oro se si considera l’attuale situazione, di cartone al solo pensiero che il blitz stava riuscendo alla perfezione in casa dell’amico-nemico Luciano Spalletti. Così va il calcio, ormai destabilizzato dal Var, basti osservare il raddoppio del Milan a Cagliari, e siamo alle solite, alla Sardegna Arena pare che la moviola degli arbitri funzioni solo in favore delle cosiddette grandi. Piace la fascia da capitano consegnata al felsineo Verdi, che rinuncia al trasferimento per difendere i colori del Bologna; piace a Genova la tripletta di Quagliarella, che pare pronto ad arrotare i coltelli in vista della doppia sfida con la squadra di Eusebio Di Francesco; piace il fatto che il Crotone e la Spal continuino a credere nella rimonta, una vince a Verona e l’altra coglie un punto prezioso a Udine; e piace il fatto che ci sia per lo meno un’antagonista che possa pensare di frapporsi fra la Juventus e il settimo scudetto di fila. Parliamo del Napoli, che sfata terra orobica e s’appresta ad affrontare, domenica prossima, quel “core ingrato” di Verdi.

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