L'uomo che diede dignità a un numero, il 14

di Mirko Bonocore

Johan Cruijff nasce ad Amsterdam il 25 aprile 1947. Considerato uno dei migliori giocatori della storia del calcio, è stato l’interprete più emblematico del calcio totale con cui l’Ajax e l’Olanda di Rinus Michels rivoluzionarono il concetto base del calcio tra la seconda metà degli anni sessanta e la prima metà dei settanta. Crebbe in una famiglia tutt’altro che benestante ma di sani principi: Johan e il fratello, maggiore di due anni, Heini, passarono la maggior parte dell’infanzia giocando partite di calcio con i bambini del quartiere; e Johan ebbe modo di evidenziare doti sorprendenti già a cinque anni di età.
A dieci anni entra nelle giovanile dell’Ajax. Il suo straordinario talento e la sua tecnica sopraffina vengono da subito notati da Vic Buckingham, allenatore della prima squadra, ma il suo fisico appare gracile, e per questo gli vengono riservati allenamenti molto duri per perfezionare la sua massa muscolare. Per la cronaca, verrà scartato dal servizio militare per colpa dei piedi piatti e di una caviglia sformata.

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Johan Cruijff è stato l’essenza del calcio

A 12 anni perse il padre per un attacco cardiaco; subito dopo la madre dovette cedere la casa e il negozio di prodotti ortofrutticoli. Johan ottenne per lei, dal vicepresidente dell’Ajax, un posto come donna delle pulizie allo stadio e come commessa al banco del bar della società. Le conseguenti difficoltà economiche furono notevoli, Johan lasciò gli studi per diventare calciatore. La sua velocità e il dribbling con palla al piede lo resero subito unico e a 14 anni, negli allievi dell’Ajax, vinse il suo primo campionato, mentre sedicenne fece il suo ingresso in prima squadra.

Nel gennaio 1965 l’Ajax fu vicina alla zona retrocessione e, nello stesso periodo, subì una sconfitta contro i rivali del Feyenoord, 9-4, risultato che portò all’esonero l’allenatore Vic Buckingham: a prenderne il posto, fu Rinus Michels, Fu così che per Cruijff e la squadra iniziò una nuova era, quella del calcio totale.

Dopo aver evitato la retrocessione nel 1964-1965 la squadra avviò un ciclo contrassegnato da tre vittorie consecutive in campionato e una in Coppa d’Olanda. Pur non essendo un attaccante puro, Cruijff segnava con regolarità, e arrivò a realizzare 33 gol in 30 partite nel torneo 1966-1967. Il 1969 fu l’anno della prima finale in Coppa dei Campioni contro il Milan di Nereo Rocco, persa però per 4-1.

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Le disposizioni in campo durante la finale mondiale del 1974

Nel 1970 iniziò a indossare la maglia numero 14: Gerry Muhren, suo compagno di squadra, racconta infatti che Cruijff di solito indossava il 9, ma un giorno, prima di una gara di campionato, non si riuscì a trovare la maglia di Muhren. Allora Cruijff gli cedette il suo 9 e si prese il 14: l’Ajax vinse con facilità e da quel momento Cruijff indossò la maglia contrassegnata dal numero 14.

Nel 1971 la società olandese ottenne la prima vittoria della sua storia in Coppa dei Campioni, battendo in finale per 2-0 il Panathinaikos allenato da Ferenc Puskás. Cruijff fornì l’assist per il gol di Arie Haan e fu in seguito premiato con il suo primo Pallone d’oro.

Nella stagione 1971-1972 la squadra ottenne il “triplete” . I lancieri arrivarono in finale di Coppa dei Campioni 1971-1972 contro l’Inter, giocando la finale a Rotterdam in casa dei rivali del Feyenoord. Cruijff fu il principale protagonista del match e, nonostante la stretta marcatura a uomo di Gabriele Oriali, disputò una straordinaria partita realizzando la doppietta del 2-0 finale.

Anche la stagione successiva fu ricca di successi: l’Ajax vinse ancora il campionato e la Coppa dei Campioni (battendo in finale la Juventus 1-0 con rete di Johnny Rep) per la terza volta consecutiva. Tra il 1965 e il 1973 Cruijff vinse complessivamente sei campionati, tre Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Uefa. Nell’estate del 1973 la Spagna riaprì le frontiere ai calciatori stranieri; Real Madrid e Ajax si accordarono segretamente, ma Johan fu restio ad accettare il passaggio alle “merengues”: volle andare al Barcellona per mantenere la promessa fatta tre anni prima al presidente blaugrana Montal. Cruijff si dichiarò pronto a lasciare il calcio nel caso non fosse andato a buon fine il suo passaggio al Barcellona.

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Promesso “sposo” al Real Madrid, finì invece al Barcellona

Venne ceduto al Barcellona per tre milioni di fiorini olandesi, poco più di un miliardo di lire dell’epoca, firmando un contratto da un miliardo e trecento milioni di lire: lo stesso anno i colossi assicurativi dei Lloyd’s di Londra assicurarono le sue gambe per due miliardi e mezzo. Al Barcellona vestì la maglia numero 9 (invece del 14) e ritrovò come allenatore Rinus Michels. Ma a causa di problemi legati alla definizione del contratto (curata dal suocero miliardario, il commerciante di diamanti Cor Coster, Cruijff riuscì a debuttare solo il 28 ottobre 1973, quando la squadra blaugrana era penultima in classifica ed era già stata eliminata al primo turno della Coppa Uef 1973-1974. Johan Cruijff debuttò nella Liga nel Camp Nou segnando due reti ed il Barcellona vinse per 4-0 sul Granada.

Il Barcellona non vinceva la Liga da 14 anni, l’inizio di stagione fece pensare a un’annata di transizione; invece seguirono dieci vittorie di fila, con un totale di 26 partite senza sconfitte. Il 22 dicembre 1973 segnò una rete con una rovesciata di tacco nella vittoria, per 2–1, contro l’Atletico Madrid, gol che gli frutterà il soprannome di “Olandese volante”. Il 16 febbraio 1974 il Barcellona battè il Real Madrid al Santiago Bernabéu, 5-0: la stagione 1973-1974 si chiuse così con l’inaspettata vittoria della Liga e con 16 reti per l’olandese.

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Il giorno più triste

La stagione 1973-1974 si chiuse con il mondiale in Germania Ovest. Per la cronaca. questa è stata senz’altro la miglior stagione per Cruijff, tanto da ricevere nel 1974 il suo terzo Pallone d’oro: considerando tutte le competizioni, disputò 52 partite segnando 32 reti.

Nella stagione 1974-1975 il Barcellona si classificò al terzo posto, dietro a Real Madrid e Real Saragozza. Con la partenza di Rinus Michels iniziarono i primi problemi. Arriva Hennes Weisweiler, col quale ominciò un braccio di ferro che continuò per tutta la stagione: Weisweiler considerava l’olandese un giocatore qualsiasi, mentre Cruijff voleva essere al centro della scena. Alla fine il tedesco venne esonerato e fu richiamato Michels. La sconfitta alle elezioni del presidente Montal e altri fattori lo portano ad annunciare il ritiro dalle scene calcistiche a 31 anni.

A sollecitarlo al ritorno all’attività è il suo manager-suocero Cor Coster. Decise così di andare a giocare nella Nasl. L’avventura americana ebbe inizio con i New York Cosmos, tuttavia dopo aver disputato due amichevoli decise di non proseguire la sua avventura con i newyorchesi. Nel 1979 firmò per i Los Angeles Aztecs un contratto da 3 miliardi e mezzo di lire più le percentuali sugli incassi di 2 anni. L’anno successivo vestì la maglia dei Washington Diplomats. Dopo due stagioni in America, Cruijff ritornò in Spagna per vestire la maglia del Levante, nella segunda divisione spagnola.

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Il 22 dicembre 1973 segnò una rete con una rovesciata di tacco nella vittoria, per 2–1, contro l’Atletico Madrid

Il 16 giugno 1981 disputò la prima partita del Mundialito per club, vestendo contro il Feyenoord la maglia del Milan, neopromosso in serie A. Cruijff, reduce da un’operazione agli adduttori della gamba sinistra sole tre settimane prima, apparve però in cattive condizioni.

Il 6 dicembre del 1981 tornò a vestire la maglia dell’Ajax, con lui c’erno i giovani Frank Rijkaard e Marco van Basten. Disputò altre due stagioni, vincendo due campionati e una coppa. In totale con i lancieri disputò 275 partite di campionato con 205 reti prima di passare ai nemici di sempre del Feyenoord Rotterdam della matricola Ruud Gullit, era l’estate del 1983, e lì cominciò un’ esperienza che lo vide giocare in un inedito ruolo di libero. Manco a dirlo, vinse il campionato, il nono, e la Coppa d’Olanda, la sesta della sua carriera.

La nazionale

Il 24 marzo 1965, a Leeuwarden, Cruijff debuttò nella nazionale giovanile per l’Europeo di categoria. A 19 anni vinse il campionato ed esordì con la nazionale: la partita era Olanda-Ungheria, terminò 2-2 e Cruijff realizzò una rete. Alla seconda partita, un’amichevole con la Cecoslvacchia disputata il 6 novembre 1966, fu protagonista del discusso episodio del pugno all’arbitro. Per questo evento Cruijff diventò il primo giocatore espulso della storia della selezione arancione; lui cercò di discolparsi ma ricevette ugualmente un anno di squalifica, sanzione che peraltro venne ridotta a sei mesi. Cruijff ebbe sempre un rapporto complicato con la selezione olandese e per il suo carattere difficile entrò in contrasto con alcuni giocatori, in particolare Piet Keizer. Gli altri non accettavano la sua dominante influenza. Comunque divenne capitano alla fine del 1971.

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Una fase della finale mondiale del 1974

Il mondiale di Germania Ovest 1974 vide l’Olanda segnalarsi per l’applicazione del cosiddetto calcio totale. Il girone di qualificazione venne superato con gli olandesi che esordirono con una vittoria, 2-0 sui due volte campioni del mondo dell’Uruguay; dopo il pareggio senza reti contro la Svezia, Cruijff guidò i suoi a un sonante 4-1 sulla Bulgaria.

Nella seconda fase l’Olanda superò l’Argentina, travolta da un 4-0 (e Cruijff segnò una doppietta, oltre a fornire due assist vincenti), e la Germania Est, 2-0 con gol di Johnny Rep e Arie Haan.

All’Olanda per raggiungere la finale di Monaco sarebbe bastato un pareggio con i campioni in carica del Brasile, ma Cruijff non si accontentò, fornisce a Neeskens un assist rasoterra per l’1-0 e realizzò il gol del raddoppio in spaccata su assist di Rensenbrink. Il 7 luglio si gioca la finale all’Olympiastadion di Monaco contro la Germania Ovest dopo 2 minuti Cruijff si guadagnò un calcio di rigore, trasformato da Neeskens. I tedeschi raggiunsero il pari con un altro rigore, realizzato da Paul Breitner, mentre Cruijff fumarcato strettamente da Vogts. Allo scadere del primo tempo, Bonhof, avanzando lungo la fascia destra, superò Haan in dribbling e crossò al centro verso Müller, che realizzò il gol del sorpasso. Nella ripresa gli arancioni premettero, ma il risultato rimase invariato e i tedeschi conquistarono la coppa del mondo.

A seguire la nazionale olandese si presentò all’Europeo 1976 in Jugoslavia con l’intenzione di puntare al titolo, ma anche questa impresa non si concluse positivamente: liti interne allo spogliatoio tra Cruijff e Van Hanegem danneggiarono irrimediabilmente l’affiatamento della squadra che si classificò al terzo posto. Dopo aver guidato l’Olanda alla qualificazione ai Mondiali in Argentina, annunciò la sua scelta di non voler partecipare alla fase finale del mundial. La decisione fu presa in seguito al sequestro subito a Barcellona a danni suoi e della sua famiglia, e, successivamente, per protesta contro il governo militare argentino. In una successiva intervista al canale televisivo Sky affermò invece che la decisione di non partecipare ai mondiali argentini non dipese dalla situazione politica di quel Paese quanto piuttosto dal fatto che aveva deciso di smettere, non avendo più la motivazione tale da permettergli di dare tutto per la nazionale.

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Cruijff, un uomo solo al comando

Duecento giorni dopo il suo secondo e definitivo ritiro dall’attività agonistica Cruijff venne chiamato il 6 giugno 1985 dall’Ajax per sostituire Leo Beenhakker nel ruolo di tecnico. Nonostante non avesse un patentino da allenatore. Con l’Ajax vinse due Coppe d’Olanda consecutive, nel 1986 e nel 1987, e la Coppa delle Coppe, conquistata ad Atene il 13 maggio 1987 contro i tedeschi del Lokomotiv Lipsia per 1-0 con gol di Van Basten: erano quattordici anni che l’Ajax non raggiungeva il trionfo in una competizione europea. Il 4 gennaio 1988 lasciò l’incarico.

Ripetendo il viaggio che aveva fatto da calciatore, Cruijff lasciò l’Ajax per sedere sulla panchina del Barcellona il 5 maggio 1988; iniziò così a ricostruire dalle fondamenta la squadra, facendo cedere una dozzina di giocatori (tra cui il tedesco Bernd Schuster)

Sotto gli otto anni della sua gestione i catalani ottennero risultati mai raggiunti nel corso della loro storia, vincendo per quattro volte consecutive la Liga Spagnola, una Coppa del Re nel 1990, una Coppa delle Coppe e arrivando alla conquista della loro prima Coppa dei Campioni, battendo per 1-0 la Sampdoria di Gianluca Vialli e Roberto Mancini allo Stadio Wembley di Londra con gol di Koeman dopo 112 minuti di gioco.(doppietta), di Savicevic e Desailly. Lasciò il club il 18 maggio 1996. Nel 1996 annunciò il suo ritiro dagli scenari internazionali del calcio a causa dei ripetuti infarti patiti nel corso degli anni Novanta

Il 2 novembre 2009 tornò ad allenare dopo quattordici anni di assenza: la nuova sfida lo vide nelle vesti di allenatore della selezione catalana. L’esordio fu vincente: il 22 dicembre del 2009, al Camp Nou di Barcellona, la Catalogna battè in amichevole l’Argentina di Maradona per 4-2. Il 2 gennaio 2013 guidò per l’ultima volta la selezione catalana nel pareggio 1-1 con la Nigeria. Dopo la partita giocata all’Estadio Cornellà-El Pra, infatti, si dimise e concluse definitivamente la sua carriera da tecnico. Nel 2004, è stato eletto come sesto olandese più grande della storia.

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