Giorno della Memoria
L'evento di quest'anno si soffermava sulle vicende del campo di concentramento di Terezin

Esistono momenti sospesi. Attimi in cui nulla sembra più avere senso, restano soltanto le parole, il loro suono, le emozioni che sanno trasmettere. Esistono momenti in cui ci si ferma a riflettere, si guarda indietro. «Ricordiamo oggi affinché domani non si commettano gli errori del passato», prendendo in prestito le parole del Presidente del Circolo Canottieri Roma, Andrea Tinarelli. Momenti come il Giorno della Memoria, in cui si ricorda la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico per mano nazista, che stamani ha visto proprio l’area club house giallorossa quale sede di quei momenti di commemorazione. Il tutto grazie a un evento ben coordinato dal socio Italo Massimo Amati.

“Come consuetudine – ha ricordato il Presidente Tinarelli nell’intervento che ha aperto la mattinata – ci troviamo anche quest’anno a ricordare una delle pagine più terribili nella storia dell’umanità. Un evento che giunge in un momento davvero difficile per il mondo e dunque necessario a pensare per non commettere più gli errori del passato”.

Successivamente, il socio Simone Amati ha acceso il cero in memoria delle vittime dell’Olocausto, dando ufficialmente avvio al Giorno della Memoria in casa Canottieri Roma. Mentre, al Segretario Generale Massimo Mannocchi, è spettato il compito di invitare i convenuti al ricordo di Saverio Coen e Boris Landesman, i soci periti nell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944.

L’evento di quest’anno si soffermava sulle vicende del campo di concentramento di Terezin, località a 60 km da Praga. Il “campo modello” voluto dalla propaganda nazista per ingannare il mondo circa le reali condizioni all’interno dei lager. Lì vi furono internati molti scrittori, pittori, musicisti e intellettuali di fama europea nonché moltissimi bambini, ai quali la giornata al Circolo era dedicata. A Terezin, gli artisti presenti potevano ad esempio formare gruppi musicali e piccole orchestre, soprattutto continuare a produrre la propria arte.

Tale produzione sfociò allora in “Brundibar”, operetta per bambini composta e strumentata da Hans Krasa. Sempre a scopo propagandistico, Berlino inviò una troupe cinematografica per riprendere lo spettacolo. Al termine delle riprese, però, tutti i bambini protagonisti e i membri dell’orchestra furono deportati ad Auschwitz.

Antonio Di Pofi, al pianoforte, e Monica Berni, al flauto traverso, hanno eseguito un brano tratto proprio da “Brundibar”, portando idealmente i soci del Circolo e i loro ospiti nelle atmosfere di Terezin. Note struggenti anche in chiusura di mattinata con “Ani Ma’Amin”, musica composta dal rabbino cantore Azriel David Fastag sul treno per Auschwitz e diventata simbolo del popolo ebraico. Divenne infatti il canto finale, il niggun con cui gli ebrei si avviavano alle camere a gas.

Esistono momenti sospesi. E in quei momenti pensi a quanto dolore sia in grado di infliggere l’uomo, pensi alla follia e allo strazio. Esistono momenti che il mondo non dovrà mai dimenticare.

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