Il tiravolismo italiano ha perso ieri un’altra leggenda: una malattia implacabile ha infatti strappato alla vita Silvano Basagni. Nato a Firenze il 6 agosto del 1938, Basagni è universalmente noto per essere stato l’autore della conquista della medaglia di bronzo nella Fossa Olimpica ai Giochi di Monaco del 1972. In quell’occasione, nonostante che le cronache esaltassero legittimamente la grande impresa di Angelo Scalzone che si aggiudicò il titolo in una emozionante sfida all’ultimo piattello con il francese Michel Carrega, il bronzo di Silvano Basagni si ammantò di un’aura ugualmente leggendaria che proiettò immediatamente l’allora trentaquattrenne toscano al ruolo di futuro leader del Trap azzurro.

È stato proprio quello degli anni Settanta il decennio in cui, appunto dopo l’exploit delle Olimpiadi di Monaco, Silvano Basagni si è trovato a svolgere in maniera impeccabile il ruolo di fuoriclasse del panorama tiravolistico italiano. Ma Silvano Basagni si staglia con nitida autorevolezza nella storia dello sport italiano non soltanto per le affermazioni internazionali e per la supremazia sistematica che all’epoca seppe conseguire nel quadro dell’agonismo nazionale, quanto per la sua capacità di suggerire uno stile che ha fatto epoca e per aver interpretato perfettamente le trasformazioni della società in cui egli si muoveva da campione sportivo. Ai più giovani suonerà magari del tutto nuovo, ma coloro che hanno vissuto i fasti dei Settanta e degli Ottanta (un altro decennio, quest’ultimo, che il fiorentino ha vissuto in primo piano, prima da agonista attivo e poi da Commissario Tecnico della Nazionale italiana) sanno bene che Basagni ha incarnato quella che, con un gergo attuale, si indica come un’icona di stile. Silvano ha saputo infatti coniugare la raffinata tecnica di pedana con la modernissima consapevolezza che il campione sportivo, già proprio nell’epoca in cui il fiorentino mieteva allori, si stava trasformando in una figura mediatica. Quell’attitudine elegante e signorile, sempre congiunta al gesto tecnico preciso ed agonisticamente efficace, di cui il campione toscano si è fatto interprete in pedana e fuori si è ben presto affermata come una moda da imitare.

Gli estimatori e i tanti fans di Silvano – coloro che con fierezza sottolineavano come il loro idolo mandasse abitualmente in pezzi il piattello di prima canna, ma utilizzasse la seconda per polverizzare i frammenti e amplificare l’effetto spettacolare del suo gesto tecnico, anticipando, si potrebbe dire, espedienti tecnici che il mezzo televisivo avrebbe introdotto ben più avanti – non possono dimenticare i tanti atteggiamenti suggestivi che Basagni ha trasmesso alle generazioni degli ultimi decenni. L’essenzialità della sua tecnica in pedana, quel gesto efficace e curato nei dettagli, ma mai compiaciuto, e quell’attitudine naturalmente elegante mai disgiunta da una cordiale e cortese disponibilità con i colleghi e con gli avversari, con la stampa e con il pubblico, ci trasmettono oggi l’immagine di un atleta dalle singolari doti agonistiche che ha fatto grande la storia del tiro a volo italiano anticipando i tempi e collocandosi come autentico modello per le generazioni future.
Immenso il cordoglio per la triste notizia “Ieri se ne è andato un grande uomo, sia nello sport sia nella vita – ha commentato commosso il Presidnete della Fitav Luciano Rossi – Alla sua famiglia porgo le condoglianze di tutto il Tiro a Volo italiano”.
Molto addolorato anche Andrea Benelli “La vittoria di Atene l’ho costruita insieme a lui che mi ha affiancato in tutta la preparazione prima della partenza per le Olimpiadi – ci ha tenuto a raccontare il fiorentino, Direttore Tecnico della Nazionale Azzurra di Skeet, medaglia di bronzo ad Atlanta 1996 e d’oro ad Atene 2004, da poco colpito dal furto di entrambe e di altri cimeli sportivi – L’oro che mi sono messo al collo in Grecia era anche suo”.