Grazie alla collaborazione fra Fidaf Lazio, Settore Sviluppo Allenatori della FIDAF e le istituzioni del IX Municipio di Roma, martedì 5 aprile ragazzi e ragazze ucraine si ritroveranno presso il Dabliu Eur dove gli istruttori federali faranno loro provare il flag football.

“È l’inizio di un’alleanza più ampia fra associazioni, società sportive ed istituzioni per portare una forma di normalità nella vita di tante persone che soffrono lontano dalla propria terra” ha commentato il Presidente del Comitato Regionale Lazio Fabrizio Cupellini. “Le amiche dell’Associazione ‘Donne For Peace’ stanno facendo un lavoro impressionante ma dobbiamo aiutarle, fare la nostra parte. Coach Claudio Faccini si occuperà di gestire l’interfaccia con le squadre del territorio, e Patrizio Chiarappa, Assessore . allo Sport del IX Municipio, ha confermato il pieno supporto a questa iniziativa. Anche i nostri arbitri si sono mobilitati per dare risalto all’evento e testimoniare quanto si sta facendo e quanto ancora si deve fare.”

“Questa operazione pilota sul Lazio vuole essere condivisa e possibilmente estesa a tutti i territori dove i nostri allenatori sono operativi – ha sottolineato Manfredi Leone, Responsabile del SSN della Fidaf. “Sappiamo che il lavoro da fare è molto e questa è solo una goccia nel grande mare della solidarietà che tutto lo sport italiano sta provando ad alimentare. Ma noi vogliamo provare a fare la nostra parte, a supporto di Donne For Peace ma anche di tutte le altre associazioni attualmente impegnate nell’accoglienza e nell’aiuto dei rifugiati di Guerra”.

Donne For Peace è un’associazione di volontariato, libera, autonoma, apartitica e apolide, costituita da sole donne ma aperta a tutte le persone di buona volontà disposte a condividerne le finalità ed impegnarsi nel servizio alle persone che fuggono dale guerre ed arrivano in Italia, regalando un po’ del proprio tempo a disposizione. Tra i principali obiettivi, quello di fornire assistenza a tutti coloro che, una volta arrivati in Italia, avranno bisogno di assolvere ai bisogni primari, di apprendere una nuova lingua, svolgere tutti gli accertamenti sanitari del proprio stato psico-fisico, far proseguire gli studi ai bambini e ragazzi di ogni età, ottenere un lavoro dignitoso con la prospettiva per un domani di ritornare nel proprio paese di origine e ricostruire una nuova realtà senza odio e guerra. E magari, anche poter continuare a praticare sport, vissuto quale importante occasione di integrazione.

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