Chissà che non sia la vittoria più bella della sua carriera. Questo nessuno ha avuto il pudore di chiederglielo. Perché certo, passi un mondiale, un Fiandre, un Europeo (giusto per non dilungarsi), ma la gioia di un campionato italiano in casa, per giunta l’unico titolo mancante in carriera, è probabilmente indescrivibile. È questa la favola di Marta Bastianelli andata in scena poche ore fa sul traguardo di Castellalto, al termine di un campionato italiano incertissimo dedicato alla categoria donne èlite. L’organizzazione della ASD Vomano Bike & Parmegiani Management, sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana, aveva pensato davvero a tutto (percorso blindatissimo) ma due cose non poteva prevedere: la vittoria della beniamina di casa e un pubblico degno di una classica del nord.

E così Marta Bastianelli ci ha messo del suo, tirando dal cilindro una magia degna del miglior prestigiatore: la vittoria in casa sotto gli occhi della figlia Clarissa Victoria, del marito Roberto De Patre e di tutti i suoi supporter (alcuni giunti dalla laziale Lariano, sua città natale), arrivata al termine di una volata magistrale al fotofinish, vinta per trenta centimetri (tutti di grinta ed esperienza) su, nell’ordine, Elisa Balsamo, Ilaria Sanguineti, Marta Cavalli, Arianna Fidanza, Soraya Paladin, Michela Balducci ed Erica Magnaldi. Tutti pezzi da 90 delle volate. Tutta la differenza, poi, l’ha fatta il pubblico locale che,magistralmente guidato dallo speaker Ivan Cecchini, ha letteralmente sospinto ad ogni giro il treno delle Fiamme Azzurre, vero cuore e fucina del successo della Bastianelli, un fuoco inestinguibile di potenza, tattica e abnegazione trasmessa sui pedali.

Muro del Kwaremont? Ma no, in Abruzzo c’è il Muro della Cappelletta, quasi 500 metri con pendenze mai sotto il 16% per poi spianare leggermente dopo aver superato un’antica cappella sulla destra. È qui che si sono dati appuntamento tutti gli amanti di ciclismo della zona (visto anche il tutto esaurito in zona arrivo) con striscioni, bandiere, tanto rumore, fumo di arrosticini (i fumogeni autoctoni) e un calore immenso. Il tutto con il rispetto assoluto delle atlete, una condotta encomiabile in tempi di tifoserie ciclistiche troppo facinorose e “invadenti”. È su via della Cappelletta che è esplosa la bellezza del ciclismo abruzzese, un tripudio che corona gli sforzi di un anno e anche più (senza dimenticare la pavimentazione rimessa a nuovo) e che resterà il simbolo di questi campionati italiani insieme con l’urlo vincente della Bastianelli sulla linea d’arrivo.

Sono stati sostanzialmente quattro i momenti che hanno caratterizzato la corsa riservata alle donne èlite. La prima ora di corsa è volata via con una andatura blanda (36,5 km/h) e gruppo compatto. Subito dopo (km 53) è partita in fuga Francesca Pattaro (Be Pink) che ha raggiunto il vantaggio massimo di 2’ al termine della discesa di San Clemente.

Il gruppo però non è stato ai giochi e ha subito ricucito, salvo poi lasciar evadere un importante gruppetto con Alessia Vigilia e Dalia Muccioli (Valcar), Alice Gasparini (Eurotarget Bianchi), Letizia Borghesi (Aromitalia), Silvia Valsecchi (Be Pink), Rachele Barbieri (Fiamme Oro), Arianna Sessi (BTW) esattamente al km 79,0 durante il quinto passaggio. Una sortita importante, con quasi tutte le migliori squadre rappresentate. Mancava infatti solo la formazione delle Fiamme Azzurre, la squadra di Marta Bastianelli (gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria), ma senza nessun accordo il distacco è in breve tempo lievitato sino a 4’30”.

È in quel momento che la corsa è giunta al punto decisivo: proprio quando sembrava evidente che la fuga sarebbe andata in porto è entrato in azione il treno delle Fiamme Azzurre, che ha letteralmente divorato lo svantaggio con un’opera di ricucitura lunga oltre 50 km. Così al primo passaggio sul muro della Cappelletta è transitata per prima la Muccioli, che ha vinto il GPM, ma le sorti erano segnate. In contrattacco ha provato Alesia Vigilia, che ha retto in testa per tuta la metà dell’ultimo giro, ma la locomotiva Fiamme Azzurre ha aumentato il passo e non solo all’imbocco del muro il gruppo era compatto, ma già cento metri dopo si sfilacciava in più tronconi nell’attraversare una vera e propria parete di pubblico. In cima al muro scollinano in tre (Longo Borghini, Magnaldi, Paladin), ma presto rientra un’altra decina di atlete, un plotone pressoché compatto sin sul traguardo. Il resto è storia.

Foto Credits | Daniele Capone per ASD Vomano Bike “Marta Bastianelli”

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