Come ai tempi del medio evo, delle cinture di castità, dell’uomo padrone e della donna schiava. Anzi, come i primitivi, raffigurato con l’omone che torna verso la caverna con la clava in una mano e nell’altra mano lo scalpo della compagna, trascinata da vero dominatore. Lascia interdetti il volantino appoggiato sulle gradinate dello stadio Olimpico e lasciato in bella mostra all’attenzione del popolo laziale, quello in cui si invitano le donne a non assieparsi in curva nelle prime dieci file dello stadio romano perché il football “è cosa da maschi”. Sulla questione sessista – per la quale si sta indagando al fine di punire i colpevoli, e ci sarebbero già i primi identificati – sono intervenuti un po’ tutti, inclusa suor Paola, l’arcinota “sorella” del tifo biancoceleste, una sorta di anima candida del dio pallone salita alla ribalta delle cronache negli scorsi anni per le presenze televisive in cui si decantava la sua fede per il melodrammatico club fondato nel 1900 dal bersagliere Bigiarelli. “Sarò in prima fila alla prossima partita casalinga della Lazio” ha fatto sapere suor Paola, disturbata dal messaggio fatto recapitare all’altra metà del cielo, mentre va detto che anche la politica “al femminile” si è armata, lancia in resta, per polemizzare con gli ideatori del volantino. Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione consiliare Pari opportunità ed esponente del Partito Democratico ha comunicato attraverso una nota che “occorre prendere subito provvedimenti affinché le società garantiscano che gli stadi siano luoghi in cui si può vivere lo sport in modo civile e sereno. Non possiamo più accettare che, con la scusa della fede calcistica, passi un giorno un messaggio razzista, un giorno lo scherno antisemita e oggi si torni indietro di secoli con considerazioni sulla donna che non meritano neanche un commento. Ed è importante che l’esempio arrivi proprio da Roma, che è la capitale d’Italia”. Per la cronaca, secondo quanto si apprende da fonti ufficiose, l’ipotesi di reato che si configurerebbe è quella di discriminazione. Sulla vicenda ha parlato anche Arturo Diaconale, portavoce di Claudio Lotito, gestore del club biancoceleste: “Inaccettabile, ma non abbiamo potere decisionale sui comportamenti di tifosi e i loro atti politicamente scorretti”.

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