Per rivedere, non sono necessarie le immagini. Bastano le nove parole in crescendo di Paolo Rosi. “Recupera, recupera, recupera, recupera, recupera”. E “Ha vinto, ha vinto”. Le immagini sono insidiose perché dopo quarant’anni possono creare dubbi, interrogativi, piccoli terrori anche se quei passi tormentosi ed estatici sono stati visti, rivisti: ce la farà? Sì, ce la fa, ce l’ha fatta anche stavolta. Un dito verso il cielo e finalmente un sorriso trasognato: Pietro Mennea campione olimpico dei 200, vent’anni dopo Livio Berruti, in un’arrampicata lontana da quel volo lieve, da quella curva disegnata con un pennello fine, da quelle piccole sofferenze accusate negli ultimi metri. Pietro corse disperato, febbrile, nel solito match che ingaggiava con il mondo e con se stesso. E spesso l’avversario più duro era il secondo.

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