Yeman Crippa
Yeman Crippa

Trent’anni. Tanto è durato il record di Salvatore Antibo, il 27:16.50 che il siciliano, uno dei più grandi campioni della storia dell’atletica italiana, ottenne in una sfida leggendaria nel corso del meeting di Helsinki, il 29 giugno del 1989. Fino a stasera, fino all’impresa di Yeman Crippa, ottavo (e dunque finalista) nella serata del Khalifa Stadium, con la cifra del nuovo primato, un fantastico 27:10.76 che porta aria fresca in una lista alltime della specialità cristallizzata da decenni. E che vale anche la terza posizione nella lista europea di tutti i tempi, dietro il britannico Mo Farah (26:46.57) e il belga Mohammed Mourhit (26:52.30). Il ragazzo che in Trentino ha trovato la sua casa è oggi un uomo, capace, dopo il bronzo europeo dello scorso anno a Berlino, di inserirsi tra i grandi del “prolungato”. In una serata da prestazioni cronometriche super, l’oro va all’ugandese Joshua Cheptegei in 26:48.36, l’argento finisce al collo del favorito, l’etiope Yomif Kejelcha (26:49.34), con il keniano Rhonex Kipruto, a completare il podio (26:50.32). Crippa è anche, di gran lunga, il primo degli europei (il norvegese Moen è dodicesimo con un crono superiore ai 28 minuti).

Le parole dI Yeman Crippa dopo il record italiano dei 10000 ai Mondiali di Doha: “Sono felicissimo per il record italiano – esulta il 22enne trentino -. Ho fatto una gara coraggiosa, mi sono messo anche a tirare quando sono rimasto da solo, e sono andato alla ricerca dei primi. Ne ho superati anche alcuni in volata, quindi sono super contento. Sapevo che stavo correndo forte, ho visto i primi passaggi al 3000 in 8:08, poi al 5000 intorno a 13:35, ma ho rischiato di rallentare quando sono rimasto solo. Invece alla campana dell’ultimo giro è uscito 26:10 e sapevo di dover chiudere sotto i sessanta secondi per fare il record italiano. Devo ringraziare tutte le persone che mi hanno portato qui in grande forma. Non entrare nella finale dei 5000 non era previsto, quindi l’attesa per questa gara è stata lunghissima, dal 27 settembre fino a oggi. Il riscatto dovevo prendermelo perché mi ero preparato un anno intero, un anno di lavoro con il mio allenatore Massimo Pegoretti, con i fisioterapisti Lorenzo Pilati e Alessandra Iacobucci, con la Federazione che mi appoggiava. Ringrazio anche le Fiamme Oro. Dovevo farlo anche per tutta la gente che si è permessa di criticare senza scendere in campo e mettersi in gioco. La strada è ancora lunga, perché sono ottavo al mondo ma a cento metri dai primi, e bisogna lavorare tanto per andare a prenderli. Voglio portare l’Europa e l’Italia il più vicino possibile a loro”.

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