All’ultimo salto del turno di qualificazione, Larissa Iapichino centra la finale agli Europei indoor di Torun (Polonia) nel salto in lungo con la seconda miglior misura tra le partecipanti (6,70), inferiore soltanto al 6,78 della svedese Khaddi Sagnia. Una pedana perfetta (soltanto 1,2 centimetri regalati) e un gesto tecnico potente ed elegante, dopo due salti iniziali di assestamento che non l’avrebbero qualificata (6,35 e 6,42), la fanno sbarcare nella prima finale continentale “dei grandi”, a soli diciott’anni e mezzo, al debutto in Nazionale assoluta tra le big d’Europa: appuntamento domani (sabato) alle 19.40 per continuare a fare esperienza. Nel turno decisivo non mancherà nemmeno l’altra azzurra Laura Strati, capace di piazzare al primo salto il 6,58 valido per la finale, sesto posto complessivo del primo round. Dal fronte delle rivali, l’ucraina Maryna Bekh-Romanchuk salta 6,66, la spagnola Fatima Diame 6,62, la tedesca campionessa mondiale Malaika Mihambo 6,58 (all’ultimo salto) stessa misura della Strati. Tra le “otto” anche la rumena Florentina Costina Iusco (6,57) e la bielorussa Nastassia Mironchyk-Ivanova (6,55).

Questa pedana mi ha un po’ sconvolta – racconta Larissa Iapichino, primatista mondiale under 20 con il 6,91 di Ancona e leader mondiale dell’anno – nei primi due salti non riuscivo a staccare perché ero decisamente troppo ‘sotto’, quindi abbiamo dovuto indietreggiare drasticamente la rincorsa. E così all’ultimo salto, grazie alla mia testa, e con questa novità, siamo riusciti a strappare questa qualificazione, di cui sono felicissima. Non volevo assolutamente che Torun finisse con un’eliminazione. L’ho detto, sono un animale da gara, quando si deve lottare per qualcosa ci si prova e lo si fa con le unghie e con i denti. Anche Mihambo ha sofferto e significa che non è mai scontata la qualificazione, non è facile essere perfetti nel primo turno. Se ha avuto problemi una campionessa mondiale da 7,30, perché non dovrei averli io, bambina di 18 anni con pochissima esperienza? Sono qui per imparare, e oggi ho imparato tanto. Dalla Mihambo, dalla Bekh, e da tutte le altre. Domani punto a divertirmi e a trovare una stabilità tecnica che mi faccia volare il più lontano possibile”.

Spalle al muro, Larissa non ha sbagliato il tentativo decisivo: “Prima dell’ultimo salto ho perso circa dieci anni di vita – rivela, con un sospiro di sollievo – Volevo assolutamente ottenere il biglietto per la finale e un po’ d’emozione l’ho sentita. Ma ho sentito anche il calore di capitan Tamberi e dei compagni presenti in tribuna, li ringrazio perché è anche per loro che ce l’ho fatta. Siamo due azzurre in finale ed è un segnale positivo per tutta l’atletica italiana. Ora sentirò mamma Fiona May e sicuramente mi dirà che anche lei ha perso dieci anni di vita. Papà Gianni invece potrebbe essere un po’ più razionale, ma vedremo…”.

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