di Alessandro Tozzi
La forza del mancino, più che quella del destino: inizia nel quarto col ciuffolone alla Little Tony dell’opposto Romanò estratto a sorpresa dalla panchina con una serie di attacchi vincenti che sparigliano la partita, prosegue nel quinto col baby Michieletto in battuta e non solo, 19enne alto 2.09 figlio d’arte leader in campo insieme all’alzatore Giannelli di questa Italia del volley che torna a vincere qualcosa di importante dopo ben 16 anni trionfando in questo Europeo.

Sì, perchè nonostante la forza indiscussa negli anni del movimento, era dal 2005 che non alzavamo un trofeo importante, pur avendo giocato diverse finali di vario genere, ultima delle quali quella delle Olimpiadi nel 2016.
E allora dobbiamo ringraziare Fefè De Giorgi, uno dei ragazzi terribili di Velasco (era l’alzatore di riserva dietro Tofoli), che appena subentrato a Blengini va a vincere, quasi sottovoce e senza protagonismi, rinunciando a due mostri sacri come Zaytsev e Juantorena, uno infortunato l’altro a fine ciclo, e ad altri veterani.
Arrivavamo qui davvero a fari spenti (l’ho appena scritto che lo dicono anche in Rai, quasi lo toglierei…), con mezza squadra esordiente, e ci saremmo accontentati di un buon risultato, e invece le abbiamo vinte tutte, quasi sempre con buon distacco dall’avversario, fino alla Slovenia di stasera, che ci ha messo davvero paura, ma che alla fine è uscita sconfitta anche lei al tie break, nonostante una partita gagliarda, tosta e molto combattuta, col pubblico polacco compatto che faceva il tifo per noi.
Grazie al gruppo e alla panchina, visto che stasera sono entrati tre che fino ad oggi il campo lo avevano visto poco, a testimonianza del fatto che Fefè ha lavorato bene; Fefè che a me ricorda molto da vicino Meo Sacchetti, uno di poche parole e molti fatti, uno legato alla maglia azzurra perchè con questa maglia ha vinto e sa cosa vuol dire farlo.
Ci eravamo lasciati un mese e mezzo fa alle Olimpiadi dopo un tie break perso con l’Argentina poi medaglia di bronzo, e ci ritroviamo quasi senza soluzione di continuità qui all’Europeo con un tie break vincente in finale, avendo cambiato mezza squadra, inserendo esordienti assoluti nel roster, che sono in ritiro ininterrotto praticamente dai primi di Luglio, come anche quelli che erano a Tokyo.
La forza del movimento italiano è nota, visto che mezza Europa che conta ha allenatori italiani, i più forti giocano o hanno giocato tutti da noi (oggi l’allenatore della Slovenia, italiano, parlava ai suoi nella nostra lingua), arriviamo in finale di Coppa dei Campioni quasi ogni anno, ma come diceva Velasco dopo le Olimpiadi “non facciamo proclami da grande squadra che non siamo da troppi anni, vinciamo qualcosa prima di farlo”.
Ora abbiamo vinto, forse per merito di questa splendida estate italiana che purtroppo finisce martedi, e che davvero vorremmo fosse infinita, come tutte le medaglie e le vittorie di questi mesi, compreso l’oro di Ganna oggi nella cronometro, e la vittoria delle ragazze del volley pochi giorni fa nell’Europeo.
Adesso entriamo in autunno, sperando di mantenere viva questa onda lunga sportiva che ci ha fatto emozionare, e piangere, per tutta una estate.
Ripartiamo da Simone Giannelli (MVP del torneo), Marcel Jacobs, Paola Egonu, Gianmarco Tamberi, Mancini e i suoi ragazzi, Meo Sacchetti, Pippo Ganna, Mancini e i suoi ragazzi, tutti i medagliati nessuno escluso delle Paralimpiadi, e dimentico qualcuno.
Suona anche stasera l’inno, mai così tanto ascoltato e ormai cantato a squarciagola dagli atleti come un sol uomo: lacrime, sorrisi, pacche sulle spalle, orgoglio, e tanto tricolore, e sudore, sparso ovunque e in ogni dove.
L’Italia chiamò.
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