Rhinos Milano
I Rhinos Milano non possono certo essere definiti una sorpresa

Unici imbattuti del Girone Nord, con tre vittorie su quattro conquistate in trasferta. I Rhinos Milano non possono certo essere definiti una sorpresa, ma probabilmente non tutti pensavano che fossero in grado, dopo sole quattro partite, di ergersi a favoriti per un biglietto in finale. Sembra quasi di tornare indietro nel tempo di oltre 30 anni, quando Rhinos voleva dire spesso campioni d’Italia. Di questo e altro ne abbiamo parlato con il numero 1 della storica società lombarda Alessio D’Ascenzo.

Rhinos al vertice del Girone Nord dopo 4 turni, con tre vittorie in trasferta. Ormai non potete più nascondere di puntare al massimo obiettivo…

«Non l’ho mai nascosto, semplicemente evito di parlarne troppo perché i fatti sono più importanti delle parole! Atleti, coaches e dirigenti si stanno impegnando al massimo. La cosa più importante é di lavorare ancora più duramente per continuare a migliorarci».

La forza della squadra, oltre a un Pryor trascinatore che difficilmente commette errori, come si può riassumere?

«Tutti gli atleti stanno facendo un lavoro fenomenale e non me ne vorranno se riassumo in due parole il successo dei Rhinos in questo debutto di stagione: Coach Ault! Il genio di questa persona é davvero incredibile, sta superando qualunque più rosea aspettativa e ci lascia a bocca aperta ogni giorno. Tutti lo stanno seguendo nel migliore dei modi mostrando una dedizione encomiabile. Noi la chiamiamo #RHINOTUDE».

Quanto conta il settore giovanile e come viene curato dalla società?

«Conta tantissimo, perché é l’unico modo per avere squadre di club e un Blue Team competitivo. I ragazzi devono allenarsi di più e meglio perché il football è uno sport complesso ed esigente. Noi prediligiamo la flag fino ai 15 anni, per poi entrare in under 16 ed in under 19 tackle».

Gli stessi giovani della squadra conoscono la Storia con la esse maiuscola della società Rhinos che ha dominato gli albori del football in Italia?

«Io sono laureato in storia e so riconoscere l’incredibile talento e successo dei Rhinos dei primi 15 anni. Quella squadra resta mitica ed ha fatto la storia del gioco in Italia. I ragazzi, anche se non tutti con lo stesso livello di approfondimento, hanno sentito parlare di quel team e di quelle vittorie epiche. Quello che li impressiona di più é la serietà, l’impegno e lo spirito di sacrificio di quegli atleti, insieme alla grande amicizia che li lega tuttora. Ad oggi i rapporti con i “Vecchi Rhinos” sono piuttosto sporadici e me ne dispiaccio. È normale che alcune scelte della nuova dirigenza possano non essere condivise, ma questo non intacca in alcun modo la stima e la riconoscenza che nutro per tutte le persone che hanno fatto la storia dei Rinoceronti!».

Il nostro sport in Italia è sicuramente tornato a buoni livelli, rispetto alla crisi della metà anni 2000. Cosa serve per fare il cosiddetto passo in più?

«Questa é la domanda più difficile. I risultati ottenuti sono buoni, ma c’é ancora tantissimo margine di miglioramento. Penso che la cosa più importante adesso sia la perseveranza. La ricetta magica non esiste e la crescita deve essere organica e sostenibile. Bisogna alzare tutti gli standard, quelli tecnici, di comunicazione ed avere impianti più adeguati ed accoglienti. Un lavoro serio e duraturo ci permetterà di accrescere la visibilità e di avere investimenti più importanti. É una frase fatta, ma bisogna evitare di fare il passo più lungo della gamba».

La formula della IFL è quella giusta o magari sarebbe più giusto tornare al girone unico con gare di sola andata, o trovare comunque un altro sistema?

«Io sono un grande sostenitore di questa formula. Ci permette di alimentare le rivalità e di giocare due volte l’anno con i cugini dei Seamen. Per migliorarla bisogna fare attenzione all’alternanza delle partite in case ed in trasferta e poi aggiungere 2 partite interdivisionali come fanno i tedeschi. L’interdivisionale sarebbe la ciliegina sulla torta, ma una Regular Season di 12 partite é molto impegnativa da affrontare per i team italiani».

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