di Alessandro Tozzi
Se ne vanno insieme Kurt Hamrin e Giacomo Losi, praticamente coetanei, uno cuore soprattutto di Firenze l’altro core de Roma e basta.
Hamrin, soprannominato Uccellino per la sua corporatura minuta, segna 190 gol in serie A in 400 partite del nostro torneo giocando all’ala, con soli 14 rigori tirati (e tutti segnati): già questi numeri ci forniscono la dimensione di un campione assoluto, che rimane nella storia della serie A.
E’ un dato incredibile che con quei gol (è il nono marcatore della storia, ovviamente senza considerare i 59 gol in Svezia, e recordman di gol con la Fiorentina) non abbia mai vinto la classifica cannonieri, a dimostrazione del fatto che in quegli anni da noi giravano campioni assoluti da tutto il mondo; ugualmente incredibile che un campione così longevo abbia giocato nella sua nazionale solo 32 gol con 16 partite.
Il suo palmares conta uno scudetto e diverse Coppe europee, oltre alla finale del campionato del mondo del 1958 persa contro il Brasile di Pelè.
Ben diversa la carriera di Losi, difensore di un calcio che fu che in 386 partite in serie A (più di lui solo Totti e De Rossi), tutte con la Roma del quale è stato capitano e “core de Roma”, di gol ne ha fatti 2, uno dei quali da infortunato e che ne determinò il soprannome, visto che all’epoca quando stavi male ti mettevano all’ala: in un famoso Roma-Samp (nella Roma fra gli altri Schiaffino, Selmonsson, Cudicini e Lojacono) Giacomino Losi, stirato e altro 1,68 cm, salta di testa su calcio d’angolo e segna il 3/2, entrando per sempre nel cuore dei tifosi romanisti.
Anche 11 partite per lui in Nazionale, e un dato incredibile: nelle 386 partite in serie A con la maglia della Roma, fu ammonito solo all’ultima di queste, da un arbitro senza cuore presumiamo; per lui 2 Coppe Italia e una Coppa delle Fiere, capitano della colletta del Sistina, e via dalla Roma a 34 anni dopo una lite con il Mago Herrera, colpevole di non dare un gioco alla squadra.
Losi me lo ricordo bene nei salotti televisivi delle tv private romane, sempre con tono pacato, e sempre ricordato (fin troppo per uno con la sua lunga carriera) come Core de Roma, emblema di un calcio che fu e che non è più, ormai da anni, quello delle bandiere, dei capitani e dei giocatori che danno tutto per la maglia.
E’ bello pensare che un’ala e un terzino, per 15 anni in marcatura su di lui, se ne siano andati insieme, quasi come se Losi abbia voluto seguire fino in fondo le classiche parole dell’allenatore prima della partita “quell’ala seguila ovunque”, e lui per obbedirgli in tutto e per tutto se ne è andato per marcarlo anche lì. Ma senza fallo da ammonizione, anche stavolta.
Sia lieve loro la terra.

Articolo precedenteE’ morto Giacomo Losi
Prossimo articoloLo sci club MM Crew conquista il 14° Orsello Cup a Campo Felice