Walter Villadei e gli altri astronauti italiani hanno una curiosa storia in comune: tutti sognavano di volare nello spazio sin da bambini. “Da piccolo i miei genitori mi iscrissero a un club di astrofili”, racconta Villadei, classe 1974, colonnello ingegnere dell’Aeronautica Militare, “e successivamente l’interesse è andato aumentando, consolidandosi con la passione per il volo che si è affiancata a quella già esistente per lo spazio”. Villadei sarà lanciato in orbita dopodomani come pilota della missione “Axiom Ax-3”, che lo porterà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Come lui, anche gli altri sette astronauti italiani ammettono di aver maturato sin da bambini una grande passione per lo spazio che, seppur attraverso percorsi professionali diversi, li ha portati a coronare il loro sogno infantile effettuando una o più missioni in orbita. E’ quanto segnala una ricerca di “Fly Future”, l’evento di orientamento e di informazione per i giovani interessati a lavorare nel settore dell’aviazione e dello spazio, realizzata in vista della terza edizione che si svolgerà nei giorni 20 e 21 febbraio all’Università Europea di Roma.

Il primo astronauta italiano Franco Malerba, classe 1946, aveva appena finito le scuole elementari quando l’Unione Sovietica lanciò i primi satelliti “Sputnik 1 e 2” nel 1957: “se si chiede ai bambini cosa vogliono fare da grandi, molti rispondono l’astronauta e anche io ammetto che lo sognavo”, ricorda Malerba, che nel 1992 fu lanciato in orbita con lo shuttle “Atlantis”. Anche Maurizio Cheli, classe 1959, è cresciuto in un periodo di grande fermento spaziale e, all’età di dieci anni, vide Neil Armstrong sbarcare sulla Luna. “Ho avuto la fortuna di coronare un mio sogno da bambino e volare nello spazio”, conferma Cheli, che nel 1996 è andato in orbita sullo shuttle “Columbia”. A bordo della stessa missione c’era pure Umberto Guidoni, classe 1954, che ricorda come “il sogno era nato da adolescente, leggendo tanti libri e fumetti di fantascienza, ma poi lo sbarco sulla Luna mi convinse che era possibile realizzarlo”.

Anche Roberto Vittori, classe 1964, è cresciuto negli anni del programma lunare “Apollo”: “l’astronauta e il pilota erano figure che mi incuriosivano sin da bambino”, conferma Vittori, una curiosità che lo ha portato a volare per la prima volta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale nel 2002. “E’ un sogno che avevo da piccolo e che si è avverato”, ammette a sua volta Paolo Nespoli, nato nel 1957, l’anno considerato all’inizio dell’era astronautica con il lancio dello “Sputnik 1”: nel 2007 Nespoli ha infatti effettuato la sua prima missione sulla Stazione Spaziale Internazionale. Stava invece frequentando le scuole medie Luca Parmitano, classe 1976, quando fu istituita l’Agenzia Spaziale Italiana nel 1988: “fare l’astronauta per me è sempre stato un sogno, fin da bambino”, dice Parmitano, un sogno che ha realizzato nel 2013 con il lancio a bordo della capsula russa “Soyuz TMA-09M”. La più giovane e l’unica donna tra gli astronauti italiani è infine Samantha Cristoforetti, nata nel 1977, l’anno in cui venne lanciato “Sirio”, il primo satellite italiano di telecomunicazioni: “ho sognato da piccola di diventare astronauta e ho avuto la fortuna di diventarlo”, racconta la Cristoforetti, che nel 2014 ha infatti effettuato la prima delle sue missioni sulla Stazione Spaziale Internazionale.

“Le testimonianze degli otto astronauti italiani dimostrano che la fascinazione per lo spazio trova nella fantasia dei più piccoli un terreno fertile, avviando magari un percorso che, anni dopo, potrebbe davvero portare alcuni di loro fino in orbita”, sottolinea Luciano Castro, presidente di Fly Future. “Il gran numero di voli e di progetti spaziali che stanno caratterizzando questi ultimi anni e anche quelli a venire, dunque, sortiranno sicuramente l’effetto di suscitare tra i bambini di oggi una nuova generazione di astronauti e di professionisti del settore spaziale, che nei prossimi decenni potranno essere i protagonisti delle missioni per l’esplorazione e la colonizzazione della Luna e anche di Marte”.

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