Marco Santucci è stato intervistato da SuperNews. Il libero della Geosat Geovertical Lagonegro, squadra che milita nel campionato di Serie A2, ci ha raccontato la sua esperienza con la maglia del Sora, che ha indossato per ben due quadrienni, quella con la Monini Spoleto e con Corigliano Calabro. Santucci, a trentasette anni, ha alle spalle ben nove campionati di Serie A2 e ancora tanta energia da spendere con la maglia del Lagonegro nel prossimo campionato.
Come avete affrontato, voi atleti, la decisione dello stop al campionato?
Questa decisione era nell’aria. Altri sport, dopo un po’ di tempo, hanno ripreso l’attività agonistica, quindi credo si potesse aspettare prima di scegliere di chiudere il campionato, anche per evitare una sosta così prolungata fino alla prossima stagione, magari facendo dei raggruppamenti o giocando ogni due o tre giorni, almeno per concludere la stagione. In questo modo, si sarebbe potuto dare l’opportunità di raggiungere i propri obiettivi alle squadre più ambiziose.
Allo Spoleto sei stato per una stagione, dal 2018-2019. Come è iniziata la tua avventura alla Monini?
Spoleto mi cercava già da un paio di anni, però io firmai un contratto biennale con Sora dopo la promozione conquistata, quindi non c’erano le condizioni per fare questa nuova esperienza. Dopo due anni, ci fu il divorzio con Sora e Niccolò Lattanzi, mio ex compagno e l’allora attuale direttore sportivo dello Spoleto, mi chiamò e io accettai subito, dal momento che si trattava di un progetto abbastanza ambizioso.
Cosa ti ha spinto al passaggio alla Geovertical Lagonegro?
Ho accettato di diventare un giocatore della Geovertical per l’interesse che il presidente del Lagonegro ha mostrato nei miei confronti. Mi fece un complimento che mi colpì particolarmente, soprattutto per il modo in cui me lo fece. Nel corso dell’estate, la trattativa con la società Geovertical è stata agevolata da questa sua grande voglia di avermi nella sua squadra.
Fino alla 13esima giornata di ritorno, la Geovertical risultava quinta in classifica. In quel frangente, avreste potuto raggiungere uno dei primi tre posti?
Non lo so, perché tutte le squadre erano in crescita. Noi avevamo raggiunto un livello importante e costante di rendimento, il campionato era abbastanza equilibrato, quindi credo che avremmo mantenuto più o meno la stessa posizione in classifica. Senza nulla togliere alle altre società, probabilmente, con un calendario favorevole, avremmo potuto scalare qualche posizione in più.
Hai giocato con Sora ben 4 stagioni, vivendo anche il passaggio dalla Serie A2 alla Serie A1 nel 2016. Che ricordi hai di quel playoff? Cosa ne pensi della scelta del patron Giannetti di non iscriversi al campionato di SuperLega?
Con Sora ho giocato per due quadrienni: il primo relativo al periodo della Serie B e il secondo in cui ho vissuto la promozione dall’A2 all’A1. Ho un ricordo bellissimo della promozione, soprattutto del modo in cui è avvenuta, con una rimonta epica contro Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia. Per quello che riguarda la situazione attuale di Sora, mi dispiace particolarmente. Non so a cosa sia dovuta questa scelta, però io ho vissuto metà della mia carriera e dei miei successi in questa squadra, quindi è un dispiacere enorme rendersi conto che non esiste più la stessa realtà.
Sei stato un giocatore della Caffè Aiello Corigliano dalla stagione 2010/2011 alla 2013/2014, a parte la parentesi alla Sidigas Avellino. Cosa ti porti dietro delle stagioni passate a Corigliano Calabro?
Corigliano è stata l’esperienza che più mi ha formato da un punto di vista umano. Ho conosciuto un direttore sportivo eccezionale, Pino de Patto, che mi ha formato caratterialmente, oltre che da un punto di vista tecnico. De Patto mi ha instradato nell’ambiente del volley, mi ha sempre aiutato nei momenti di difficoltà ed è stato lui a riportarmi a Corigliano, dopo l’esperienza ad Avellino.
Quale pallavolista vorrei avere in squadra?
Juantorena. Credo sia il giocatore più completo, che fa ancora la differenza nelle partite importanti. Nei due anni in cui ho giocato in SuperLega, ho avuto modo di osservare il suo temperamento e il tipo di approccio che ha verso la partita. Quello di Juantorena non l’ho ritrovato in altri pallavolisti. Anche soltanto la presenza di Juantorena in campo incute timore.
37 anni e 9 campionati di A2 alle spalle. Ti saresti mai aspettato di giocare a livelli così alti? Ti senti soddisfatto della tua carriera o manca ancora qualcosa?
Sono molto soddisfatto della mia carriera. Probabilmente, negli ultimi tre anni il mio rendimento è calato, un calo fisiologico che va a pari passo con l’età. Questo è il mio unico cruccio, ma sono soddisfatto di tutto ciò che ho fatto.
Hai sempre scelto la maglia numero 7, eccetto nella stagione alla Monini Spoleto, in cui indossavi il 18. E’ un numero con un valore particolare?
E’ un numero che mi è sempre piaciuto. Quando ero più piccolo, lo associavo a David Beckham. Nella Monini Spoleto ho dovuto farne a meno, lasciandolo a Padura Diaz, dal momento che, quando giocavamo insieme a Corigliano Calabro, avevo preso il sette. In questo modo, abbiamo accontentato entrambi.
Il prossimo obiettivo?
Giocare al meglio il campionato, vivermelo in tutto e per tutto. Voglio riscattarmi sotto il profilo tecnico.
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