Protagonista assoluta Francesca Angeli nei panni di Vittoria Colonna
Protagonista assoluta Francesca Angeli nei panni di Vittoria Colonna

di Antonello Ricci

Ci sono volte in cui le parole proprio non servono. Neanche basterebbero, a voler essere sinceri. Basta invece qualche foto. Eccole a voi. Bravissima ieri sera Francesca Angeli – intensa elegante composta – nel ruolo di Vittoria Colonna. Azzeccate le esperte mosse di regia operate per lei da Pietro Benedetti per una inedita performance che, almeno sulla carta, non si presentava fra le più semplici sotto il profilo logistico-organizzativo. Vincente lo splendido costume storico cucitole indosso da Nicoletta Vicenzi. Esso ha rappresentato un vero oggetto-sortilegio, medium che ha aiutato Francesca a farsi “naturalmente” Vittoria: evocata e accolta in scena come in una “bolla” temporale dalle mistiche percussioni di Roberto Pecci, bravamente coadiuvato, una tantum, da una divertita e partecipe Laura Antonini (campanelli tamburelli e ammennicoli vari). La solenne ieraticità del portamento di Francesca infine, la sua delicata (suadente ma ferma) scelta di voce per le letture e la recitazione hanno contribuito a rendere affabile l’altezza assoluta (anche un po’ rischiosa, diciamola tutta) di un volgare cinquecentesco (versi ed epistole di Vittoria, Michelangelo, Egidio da Viterbo!) non esattamente all’immediata portata di un pubblico per lo più composto da non addetti ai lavori. E diciamolo, allora: meraviglioso proprio questo pubblico, che a tratti ha formato un vero muro umano: nonostante il gran caldo, avete voluto seguirci fino in fondo, di sala in sala, per un’inedita visita-rilettura narrata (quest’ultima: tutta farina dal sacco del sottoscritto) al palazzo dei Priori. Con partecipe curiosa appassionata attenzione. Di cui vi siamo, come sempre, grati. Con “Viterbo, la città delle donne – 7 passeggiate/racconto al femminile” ci rivediamo a settembre.

“Sol per sfogar l’interna doglia – Omaggio a Vittoria Colonna” era il secondo episodio dell’inedito ciclo di passeggiate “Viterbo, la città delle donne – 7 passeggiate/racconto al femminile”: una iniziativa patrocinata e finanziata dal Comune di Viterbo e dal Distretto dell’Etruria meridionale e realizzata per le cure di Antonello Ricci e Banda del racconto (in collaborazione con Davide Ghaleb, editore e fotografo di scena). Serie di narrazioni pubbliche sviluppate a partire da una felice intuizione della vice sindaca Luisa Ciambella. Racconti a braccio di Antonello Ricci. Regia di Pietro Benedetti. Ieri sera in scena: Francesca Angeli nel ruolo di Vittoria Colonna. Costumi storici di Nicoletta Vicenzi. Alle percussioni Roberto Pecci. La partecipazione era gratuita.

Prossimo episodio della serie: “Rosina, la santa giovinetta”, venerdì 8 settembre ore 21.00, appuntamento in piazza San Sisto. L’evento godrà del patrocinio del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa; lungo il percorso della Macchina Massimo Mecarini affiancherà il sottoscritto nella conduzione. Santa Rosa come non ve l’hanno raccontata mai.

Ribadiamolo. Il notevole successo (di pubblico e di consensi, ma anche logistico-organizzativo) riscosso dalla performance di ieri sera era tutt’altro che scontato. Il sentito grazie di Banda del racconto va dunque anche a tutto il personale del Comune, costantemente squisitamente disponibile. Senza il loro aiuto, ne siamo certi, non tutto sarebbe andato liscio come l’olio…

Inoltre. La sfida intrapresa da Banda del racconto con questo nuovo ciclo di passeggiate/racconto non è delle più facili né prevedibili. Perché quand’anche – anche a Viterbo – le donne sembrino, qua e là, nel corso dei secoli, essersi affacciate da protagoniste ai piani nobili della storia, con il tocco straordinario di una “differenza” di genere, esse sono comunque rimaste Senza-Voce. Eh sì, perché la storia è e resta scrittura. La scrittura è potere. E il potere, ahimè – soprattutto quello dell’inchiostro, dello stilo e della gomma da cancellare – è sempre stato brandito dagli uomini. Questo, al tempo stesso, l’aspetto più appassionante di tale sfida: sfregare e rievocare, dalla lampada magica di carte vergate in terza persona da un narratore maschio, una voce femminile in prima persona. Recuperarne, con umiltà, la luminosa soggettività.

Il “copioncino” portato in scena ieri sera si basava su una delle attività formative svolte dagli apprendisti narratori nell’ambito del master di I livello DIBAF-UNITUS per “Narratori di comunità” (ricerca e montaggio fonti): il nostro più caro grazie va quindi agli apprendisti narratori: Fabrizio Allegrini, Francesca Angeli, Stefano Bianchini, Maria Letizia Cecconi e Biagio Stefani.

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