Grande commozione manifestata da Mario Scarzella al momento della lettura dei voti ottenuti, che hanno decretato con il 64% delle preferenze la sua conferma a Presidente della Federazione Italiana Tiro con l’Arco per il quadriennio 2021-2024. E’ il sesto mandato consecutivo per Scarzella che ha fatto assurgere l’arco italiano ai livelli più alti del mondo, facendovelo stabilmente rimanere. Per lui 26694 voti. Un’affermazione netta, e del resto ampiamente prevedibile e preventivabile come avevamo già scritto nei giorni scorsi, nonostante avesse voluto addirittura candidarsi, come oppositore, il suo vicario Paolo Poddighe.

Dopo venti anni ininterrotti a capo della Fitarco (ed è tuttora al vertice del massimo organismo europeo e vice Presidente vicario mondiale) un altro grande successo per questo straordinario personaggio.

Queste le sue prime parole dopo la rielezione:

“Ringrazio tutti i partecipanti all’assemblea elettiva e questo sostegno che mi hanno dato possono star certi che sarà ripagato. Sono felice perché, nonostante il momento e le misure che sono state ovviamente prese, ben l’85% degli aventi diritto, o di persona o con deleghe, era presente. Ho cominciato a dirigere la Federazione nel 2001 ma la passione è andata sempre più aumentando e continuerò a puntare sulla condivisione. Mettiamoci a lavorare tutti assieme per una grande ripartenza”.

Però, un 2020 come quello che ci siamo lasciati alle spalle merita riflessioni:

“Il momento più difficile della mia esperienza da Presidente della Fitarco -dice- Un buco di otto mesi, con il Consiglio federale che ha affrontato la necessità di dover dettare normative regolamentari. Per fortuna il protocollo che abbiamo ideato e migliorato nel corso del tempo ha funzionato. Gli arcieri possono allenarsi e gareggiare, con le dovute accortezze. Speriamo di ampliare il numero dei pass già ottenuti per Tokio, due, nel 2019 e di qualificare le due squadre, maschile e femminile. Appuntamento a giugno a Parigi. E poi, dopo aver già ottenuto sette qualificazioni su dieci, nel Paralimpico cerchiamo di acciuffare gli ultimi tre posti disponibili”.

Società e tesserati sono visceralmente e affettivamente legati a Scarzella. E lui è perennemente accanto a loro e glielo dimostra sempre in modo tangibile.

“Anche in questo terribile periodo abbiamo cercato –ammette il Presidente- di rimanere molto vicini a tutti loro erogando sostanziosi aiuti economici e provvedendo ad affiliare gratuitamente i sodalizi e gli atleti per questo anno appena iniziato. Il Cip (Comitato italiano paralimpico, nda) ci ha anche aiutato con un notevole supporto finanziario per gli atleti paralimpici”.

Ma non è solo la pandemia a rendere tutto più difficile, ci si stava mettendo pure la politica: per questo Mario Scarzella, che ama il tiro con l’arco, ama lo sport in genere, ama le persone e la loro vita, notevolmente preoccupato, aveva lanciato nei giorni scorsi un autentico grido di dolore in vista del 27 gennaio:

“Il termine del 27 gennaio, che era stato annunciato come termine ultimo per decisioni importanti del governo e quando si doveva radunare il Cio, stava arrivando ma non si muoveva nulla. Tale insensibilità ci avrebbe fatto rischiare di andare all’Olimpiade giapponese senza maglia azzurra e come se i nostri atleti fossero stati autonomi, senza bandiera, dovendo indossare la maglia bianca del Cio e, in caso di vittoria, senza poter sentire l’inno nazionale. In tal modo, poi, sarebbero potuti andare solo i due già qualificati (Nespoli, Boari, nda) ma non le squadre. Fortunatamente il colpo di coda del Governo ha riportato tutto a posto e speriamo personalmente di fare sentire anche noi, col nostro sport, l’inno di Mameli”.

Si dice, comunque, che i Giochi giapponesi sarebbero in forte dubbio a causa proprio del Covid-19.

“A Tokio sono sicuro che i Giochi si faranno, magari senza pubblico. Il rinvio dello scorso anno è stato già pesante. Staremo a vedere”.

Aggiunge il Presidente della Federazione italiana Tiro con l’arco sulle possibilità che gli arcieri azzurri potranno avere in terra giapponese:

“In Giappone dovremmo avere varie speranze di medaglia. Sul quante e sui loro colori dipenderà da diverse situazioni che costituiscono l’imponderabile nel nostro sport. Ovvio ambire, come dicevo prima, all’oro che finora, nell’individuale, ci manca dal 2004, quando ad Atene lo conquistò Galiazzo. A squadre, invece, lo abbiamo vinto a Londra nel 2012 (sempre a squadre annoveriamo anche due argenti e un bronzo, nda), mentre nel femminile non siamo mai riusciti ad andare sul podio, sfiorandolo a Rio”.

E chiude: “Faccio notare,poi, che ogni volta che è stata introdotta una nuova specialità abbiamo conquistato una medaglia e a Tokyo avremo l’esordio della gara mixed team… Inoltre, c’è grande attesa per quello che sapremo fare nella Paralimpiade, dove abbiamo sempre ottenuto medaglie. Saliamo sul podio da nove edizioni consecutive. Che orgoglio, che onore presiedere lo straordinario lavoro di tutto il meraviglioso gruppo azzurro”.

E con questo ribadisce una volta di più la sua umiltà, la sua grande passione, che poi sono il sintomo della sua enorme grandezza, nel voler confermare che poi, alla fine, per ogni vittoria il merito è sempre e solo dei “suoi” ragazzi sulla linea di tiro

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