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Settore delle scommesse sportive sempre più in difficoltà, nonostante la ripresa, e la tassa “Salvasport” può portare al K.O. definitivo. I numeri del mese di maggio confermano la regressione: secondo i dati degli operatori, elaborati da Agipronews, la spesa delle scommesse sportive online, si attesta su 35,4 milioni, con un calo del 37% rispetto allo stesso periodo del 2019, quando era stata di 56,2 milioni. Rispetto al mese di aprile, quando è arrivata a stento alla soglia dei 21 milioni, la spesa ha visto un incremento del 69%, grazie alla ripresa di alcuni eventi sportivi, ma questo non è bastato a contenere le perdite.

In generale, tra online e agenzie – chiuse da metà marzo e riaperte in questi giorni – da marzo a maggio la spesa delle scommesse registra un calo del 53% (a marzo era stata di 75,3 milioni) e rispetto al mese di maggio dello scorso anno, quando si era attestata su 190,2 milioni, la spesa complessiva delle scommesse è crollata dell’81%.
«La crisi del settore è sotto gli occhi di tutti, eppure questo non ha impedito che si ponesse un ulteriore aggravio con la decisione di imporre il prelievo dello 0,5% del totale della raccolta per la costituzione del Fondo Salvasport. Si penalizza il settore del gioco online legale, rendendo ancora più difficile la ripresa e si facilita l’attività di tutti gli operatori illegali che, senza controlli e oneri di alcun tipo, possono continuare ad agire indisturbati»: lo ha detto Moreno Marasco, presidente di LOGiCO, commenta l’introduzione della tassa sulle scommesse per finanziare il fondo salvasport del Decreto Rilancio, in discussione in questi giorni in Parlamento. Prevede che sino al dicembre 2021, una quota pari allo 0,5% del totale della raccolta da scommesse su eventi sportivi di ogni genere, effettuate con qualsiasi mezzo – sia tramite canali tradizionali sia online – venga destinata alla costituzione del “Fondo salva sport”, fino al 31 luglio 2022, per far fronte alla crisi economica che ha investito tutti i soggetti operanti nel settore sportivo. Si prevede che il finanziamento del Fondo sia di 40 milioni per l’anno in corso e di 50 milioni per il 2021 e il 2022. «L’assurdità di questa nuova tassa sta nel fatto che essa non colpisce gli incassi delle imprese, ma un valore, la raccolta, che comprende anche quanto gli operatori restituiscono ai giocatori sotto forma di vincite», spiega. «Un esempio banale? Se vado al bar e pago un euro di caffè con 10 euro, il barista mi darà 9 euro di resto. Ma se lo Stato lo tassasse sulla raccolta, il povero barista dovrebbe pagare le tasse sui 10 euro ricevuti, non sull’euro effettivamente incassato», conclude Marasco. (fonte Sporteconomy)

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