Dialettalità e neo-dialettalità tra Viterbo e Civitavecchia. Ieri mattina al master DIBAF-UNITUS per “Narratori di comunità” lectio magistralis di Massimiliano Urbani, alias Mammorappo.

Si chiude con un bilancio assolutamente positivo il IV modulo didattico del master DIBAF-UNITUS per “Narratori di comunità”. Fine settimana interamente dedicato al dialetto, alla poesia dialettale e alla neo-dialettalità. Due le esperienze a confronto, lungo l’asse Viterbo-Civitavecchia e sullo sfondo di una regione – il Lazio – che dal punto di vista storico, linguistico e identitario costituisce per gli aspiranti narratori di comunità una inesauribile fonte di spunti di riflessione.

Applausi scroscianti (fra i banchi dell’ateneo viterbese studenti e studentesse di alcune classi del Liceo delle scienze umane “Santa Rosa da Viterbo”) con raffica di selfie e autografi al termine della lezione-spettacolo che ha visto protagonista il giovane performer Mammorappo, al secolo Massimiliano Urbani. Una occasione davvero eccezionale per conoscere ed apprezzare, oltre alla grana poetica delle sue canzoni (a volte opacizzata appena dai riverberi goliardici, ma onnipresente e mai banale), lo spessore umano dell’autore di veri e propri cantatissimi “tormentoni” come “Ha’ capito come” e “Estate chicchennina viterbese”. Una opportunità preziosa per riflettere sugli usi contemporanei del dialetto, per ragionare di passato-presente-e-futuro di Viterbo, del senso di appartenenza e di come questo venga veicolato ed espresso in primis proprio dalla lingua locale. Momenti di grande allegria e leggerezza intramati a passaggi più densi e introspettivi che hanno messo in luce – per dirla con Antonello Ricci – la splendida humanitas di Massimiliano. Ad accompagnare Mammoreppo i giovani di Sognando Favl, con i quali Urbani stesso sta lavorando a un progetto che verrà reso pubblico a breve. Il modulo si è concluso nel pomeriggio con una lezione sugli aspetti teorici e operativi della trascrizione del dialetto a cura del sottoscritto. Molto apprezzato durante il dibattito l’intervento di Pietro Benedetti, attore e regista di Banda del racconto ormai notissimo in città e non solo per i suoi monologhi intrisi di dialettalità viterbesi, dal Mastrumberto di Sottoassedio alla storia partigiana di Nello Marignoli all’Alfio Panega di “Allora ero giovane pure io”.

Il modulo in realtà era cominciato già venerdì pomeriggio, nell’aula Blu di Agraria, con Gianni De Paolis, poeta dialettale civitavecchiese, il quale sollecitato dai docenti e dagli studenti del master, aveva letto e commentato i sapidi e delicati sonetti della sua antologica “Bozzi, Biribibozzi, Scaricabozzi, Monto e Scegno”. De Paolis, uomo dolce e di grande generosità, ha aperto le porte del suo laboratorio letterario. Ha raccontato, un poco declamando i suoi sonetti, un poco rispondendo in modo diretto alle domande che gli sono state poste, la sua città, il suo modo di parlare, il rapporto tra lingua locale e vicende storico-demografiche della città costiera. Al suo fianco quella che è stata subito ribattezzata la “tribù” De Paolis: moglie, nipote e figlia, Barbara, la quale accompagnandosi con la chitarra ha cantato alcuni pezzi del repertorio tradizionale civitavecchiese.

Il Master proseguirà nel prossimo fine settimana. Graditissimo ospite del V ciclo didattico sarà il comandante della Forestale della provincia di Genova, il viterbese Silvio Ciapica.

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