Monoscopio
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Nel bene o nel male purché ne parliate, il claim è adattabile al servizio offerto dalla tv di Stato, che nella trasferta brasiliana si sta superando per eccessi letterari, storici, linguistici. Il terzo atto di “Rio, cara Rai, quanti guai” non elargisce sufficienze, pur essendo di manica larga quelli della redazione, l’impresa di dare per lo meno un sei politico diventa impresa improba.

5 all’apertura dell’inviato Mecarozzi nella gara di nuoto di fondo: “La gara parte, noi ci fermiamo per una piccola pausa pubblicitaria”. Immaginate la stessa cosa dopo il fischio d’inizio d’una finale Champions, d’un derby qualsiasi, d’una amichevole precampionato. Scatterebbe l’interrogazione parlamentare.
4 all’opinionista Sacchi, che nella finale dei 1500 metri vinta da Paltrinieri aveva dato per spacciato Detti a 400 metri dalla fine
3 ai coriandoli a forma di triangolo, regalo per i telespettatori quando viene proposta l’immagine “a occhiale”. Servono a qualcosa? L’unica certezza è che sono inutili.
2 all’inviato a bordo ring, che “spiega” come funziona la consegna della medaglia di bronzo nel pugilato olimpico. E dice: “Una medaglia la conquista chi perde la semifinale contro chi vincerà la medaglia d’oro e l’altro va a chi perde la semifinale contro chi poi perderà la finale”. Gli bastava dire che il bronzo va ai semifinalisti sconfitti, ma forse era poco arzigogolato…
1 ancora alla coppia Mecarozzi e Sacchi, per loro Michael Phelps, lo “squalo di Baltimora” diventa il cannibale. Ma storicamente l’appellativo non è destinato a Merckx?

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