pokemon go
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Pokemon Go, che passione, ormai è il fenomeno dell’estate, un cult, chi non va a caccia di Pikachu e Snorlax è fuori di Giochi e persino il Capo dello Stato Mattarella li ha citati in un suo discorso. Psicologi, strizzacerelli e vecchi piscioni si sono sbizzarriti nel cercare di analizre il fenomeno, ma hanno miseramente fallito. Ora, lo diciamo subito e per questo trattiamo la notizia in stile “la fredda cronaca”, non sta a noi dire se sia giusto dedicarsi “anema e core” all’app più scaricata della storia, né giudicare i fatti di cronaca che hanno incorniciato la strategia di massa di chi percorre chilometri e chilometri pur di agganciare i personaggi mancanti dalla sua collezione. Che in totale sono 141, tanti quanti ne ha conquistati per primo quel newyorchese che ha completato il Pokédex, ovvero la lista dei “ricercati” del Pokémon Go, catturando tutti i mostri “a piede libero” negli Stati Uniti. Per la cronaca si tratta di un videogioco di tipo free-to-play basato su realtà aumentata geolocalizzata con gps, sviluppato da Niantic per i sistemi operativi mobili iOS e Android, creato con la collaborazione di Game Freak, The Pokémon Company e Nintendo. Si dice che nove personaggi siano difficilissimi da trovare oppure non disponibili in tutte le regioni dove il gioco è stato diffuso. Fra questi Farfetch’d, Kangaskhan, Mr. Mime, Ditto, Articuno, Zapdos e Moltres. Inoltre, tre delle creature elencate si possono trovare solo in alcune regioni: Mr. Mime in Europa, Kangaskhan in Australia e Farfetch’d in Asia. Certo, i socil network ci hanno messo il carico da undici e i navigatori della Rete contrati ai Pokemon si sono sbizzarriti per cercare di far capire che esistono cose più importanti nella vita. Ma se oltre un miliardo di persone sul pianeta hanno scaricato e stanno giocando con la “diavoleria” del 2016, una ragione positiva dovrà pur esserci.

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