Si avvicina l’ultima partita del girone per la nazionale femminile azzurra di sitting volley, domani in campo contro il Brasile (ore 03.00 italiane, diretta su RaiDue).
La partita con la nazionale sudamericana è decisiva per le ragazze di Amauri Ribeiro, in palio c’è il pass per entrare tra le prime quattro della Paralimpiade di Tokyo 2020.
A Bellandi e compagne servirà un successo pieno (3-1 o 3-0), ipotizzandola probabile vittoria del Canada contro il Giappone. Nell’altro girone è già sicura della semifinale la Cina, mentre lo scontro diretto tra Stati Uniti e Russia deciderà chi sarà l’altra semifinalista.
Per compiere un’altra impresa, dopo la sorprendente qualificazione a Tokyo 2020, le ragazze di Amauri Ribeiro dovranno mostrare un gioco migliore rispetto alla sfida con il Canada e, come spiegato dal ct azzurro, ritrovare la fiducia nei propri mezzi.
Ad attendere l’Italia c’è un Brasile che nelle prime due partite ha ottenuto altrettante vittorie: 3-2 sul Canada e 3-0 sul Giappone.
“Domani è il nostro giorno, dobbiamo cercare di riscattarci dalla partita contro il Canada – spiega Sara Cirelli – Vogliamo e possiamo fare meglio, contro il Brasile è un match da dentro o fuori. Bisognerà fare quello che ci ripete spesso Amauri: mettere in campo le cose sulle quali lavoriamo in allenamento, niente di più.
La vera Italia non è quella della gara con il Canada, non s’è visto quasi niente del nostro gioco. Eravamo scese in campo cariche, però la tensione ci ha giocato un brutto scherzo: volevamo fare tanto e invece le canadesi sono state più brave.
Domani mi aspetto un match molto combattuto, le brasiliane sono forti in battuta e questo potrebbe creare dei problemi alla nostra ricezione. Sarà importante non buttarci giù e cercare di ricostruire e difendere come sappiamo.
Da casa il tifo si fa sentire, le nostre famiglie e i nostri amici stanno seguendo con grande passione il torneo paralimpico e il loro sostegno è importante. Dicono di star più tranquille, perché hanno visto quanto eravamo tese in campo e soprattutto ci credono come ci crediamo noi”.

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