La partnership tra pubblico e privato come modello manageriale per affrontare gli aspetti preventivi e terapeutici legati alle ipoacusie: questo il messaggio al centro del 105° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale (SIO) inaugurato il 16 maggio scorso a Napoli ed entrato oggi nel vivo delle attività. Al meeting partenopeo, presieduto dal prof. Ettore Cassandro, ordinario di Otorinolaringoiatria alla Facoltà di Medicina dell’Università di Salerno, hanno partecipato oltre 1.500 professionisti provenienti da tutta Italia.

La perdita dell’udito è un fenomeno naturale, che inizia gradualmente dal dodicesimo anno di vita, ma è la crescita esponenziale del numero dei pazienti ipoacusici a preoccupare il mondo sanitario e le Istituzioni: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, ad oggi 466 milioni di persone soffrono di disturbi uditivi ma si stima che, se non verranno attuate misure preventive in breve tempo, entro il 2050 si potrebbe superare quota 900 milioni.

Dal Congresso emerge una fotografia delle ipoacusie in Italia assolutamente aderente al trend internazionale: “A soffrire di ipoacusia sono ben 7.000 mila italiani ma solo il 37% ne è consapevole e il 33% di essi si sottopone alle cure – ha sottolineato Valentina Faricelli, presidente di Nonno Ascoltami ONLUS a margine della tavola rotonda dal titolo ” Ipoacusia e prevenzione, analisi del problema: report dei dati raccolti nell’edizione 2017 da Nonno Ascoltami” – La nostra associazione è impegnata nella sensibilizzazione verso la prevenzione e la terapia delle patologie dell’udito: come ricorda l’OMS, prevenire è essenziale per il benessere degli individui, per la loro integrazione nella società ma anche per tenere sotto controllo i costi del Sistema Sanitario Nazionale. A Roma, il 2 marzo scorso abbiamo presentato il Manifesto per la Prevenzione, il cui scopo è stringere alleanze globali volte alla sensibilizzazione e alla riduzione delle resistenze sociali che tutt’oggi sussistono quando si parla di disturbi dell’udito”.

Sull’importanza della prevenzione si è espressa anche Serena Battilomo, Direttrice Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, sottolineando che la spesa per la prevenzione in Italia riceve fondi pari al 2.5-3% del PIL ma è necessario farla crescere fino al 5%: “le ONLUS sono un fiore all’occhiello del sistema assistenziale del Paese e svolgono un lavoro eccellente a livello di prevenzione e accesso alle cure. La cooperazione tra pubblico e privato deve diventare un modus operandi imprescindibile per il trattamento dei disturbi di vario genere. Il coinvolgimento di professionisti provenienti da strutture del territorio si è rivelato un fattore vincente nell’avvicinare la popolazione ai servizi di prevenzione e, quando necessario, ai successivi trattamenti”.

Anche i produttori e le associazioni pazienti sono attori fondamentali di questo scenario. Lo ha evidenziato Domenico Pinto, presidente dell’associazione Affrontiamo la Sordità Insieme, durante la tavola rotonda intitolata “Tecnologie e barriere: una rete territoriale per identificare, sviluppare e garantire l’adozione di strumenti, tecnologie e processi per rimuovere le barriere che ostacolano il corretto trattamento della sordità”. “La sordità – spiega Pinto – è un’invalidità spesso trascurata, motivo per cui è essenziale fare rete con medici, produttori e Pubblica Amministrazione affidandosi ad Associazioni che sappiano esporre i bisogni alle Istituzioni e ai produttori”.

Carlo Martinelli, amministratore delegato di Cochlear Italia, ha così commentato la chiusura della terza giornata del 105° Congresso Nazionale SIO: “Oggi abbiamo assistito a degli esempi estremamente importanti sulla collaborazione che ci può e ci deve essere fra i pazienti, i sanitari e le aziende produttrici. Il nostro mondo sta rendendo più agevole l’accesso alle tecnologie mediche per tutte le persone che ne hanno bisogno. Nell’ambito dei prodotti e delle tecnologie di sua competenza, Cochlear si sta impegnando in prima linea per capire i bisogni dei pazienti, migliorare le possibilità di accesso alle cure e, più in generale, la qualità della vita. Sarà un percorso lungo ma, con il supporto della sfera pubblica, potremo raggiungere risultati importanti nel trattamento di questa disabilità”.

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