Messi

di Alessandro Tozzi
L’Argentina è solo l’espressione di un’equazione senza risultato, cantava Guccini, ma fortunatamente per loro non stasera.
Di una partita che finisce 7/5 dopo ben 140 minuti di colpi di classe, botte (tante, tantissime) e molta tensione difficile ritagliare una sola immagine; mi tornano in mente la parata pazzesca al minuto 122, anzi 138, di Martinez sull’uomo lanciato a rete, i 5 gol 5 sbagliati da Lautaro in 20 minuti, la calma serafica di Montiel (terzinaccio 25enne con un gol in tutta la carriera) nel battere il rigore decisivo, la tripletta di Mbappè (che poi ne segna un altro ai rigori) consolato a fine partita da Macron sceso in campo, il pianto di Scaloni che poi gioca allegramente con i suoi bambini come fosse a un asado organizzato a casa sua, Aguero (fermato un anno fa dai medici per problemi al cuore, altrimenti ci sarebbe stato qui a Doha) pazzo di gioia in tribuna che salta con la maglia di Otamendi, Messi che a fine partita ride come se stesse salutando gli amici alla stazione e poi alza la Coppa.
Ma sono solo alcune delle immagini di questo 18 dicembre, che ci ha riservato una partita sicuramente memorabile, che probabilmente riscatta l’intero Mondiale fin qui abbastanza grigio, a parte una grande Francia-Inghilterra e qualche sprazzo del Marocco.
La Francia era arrivata alla finale favorita per la rosa migliore, l’Argentina partita male e poi corretta in corsa aveva Leo (in dubio pro Leo) Messi e un gruppo pronto a vendere cara la pelle: queste le premesse della partita.

In realtà, di partite ce ne sono state almeno tre.
La prima è durata 79 minuti e l’ha dominata l’Argentina, parsa fisicamente e tatticamente perfetta in ogni zona del campo, mentre la Francia arrancava. Passata in vantaggio per un rigorino stupido e raddoppiato con una grande azione dopo qualche minuto, ha controllato la partita senza sbavature, con qualche chances di fare il terzo. Dominatore della partita, oltre a Messi, il sodale Di Maria, l’unico altro reduce dalla finale del 2014, che ha conquistato un rigore, segnato il secondo gol, e saltato spesso l’avversario. Centrocampo francese in balia di quello argentino, con De Paul sugli scudi, punte mai rifornite, Mbappè praticamente inutile, e Deschamps obbligato a fare due cambi dopo 40 minuti, togliendo due punte per metterne altre due.
La seconda è durata circa 15 minuti, e va dal rigore di Mbappè, su assurda disattenzione dell’Argentina che lascia il contropiede ai francesi, alla fine dei 90 minuti, che realtà sono 105, visto il recupero dei due tempi. Preso il primo gol in contropiede, l’Argentina ne prende un minuto dopo uno a difesa schierata ma inguardabile, un dai e vai con Mbappè che tira una rasoiata al volo, che forse Martinez con un miracolo potrebbe anche parare. Da lì Argentina paralizzata e Francia galvanizzata, tanto che nel recupero ci sono un paio di occasioni francesi, una delle quali nata come rigore reclamato (fuori area), e terminata con Romero che di ginocchio l’appoggia a Martinez per terra dopo la prima parata, con rischio altissimo.

La terza partita è quella del supplementare, dove tutti abbiamo pensato che l’Argentina mollasse, e invece piano piano è risalita, per almeno venti minuti fra le più belle degli ultimi anni, come livello di emozioni. Lautaro appena entrato si mangia subito due gol, poi nel secondo tempo segna Messi su percussione di squadra fantastica, con tiro a ribadire una parata di Lloris sul solito Martinez; quindi un secondo rigore per la Francia, con Mbappè che fa tripletta, e ultimissimi minuti modello ultima ripresa del pugilato, con le squadre che cercano di dare il cazzotto decisivo per non andare ai rigori: di qua un paio di occasioni del solito Lautaro, di là prima un quasi gol di testa per Kolo Muani, che poi al minuto 122 solo davanti a Martinez si fa imporre dall’argentino la parata della vita in modalità hockey su ghiaccio, dopo un tiro a botta sicura che avrebbe determinato il 4/3 e il suicidio collettivo dell’intero popolo argentino.
Ai rigori, l’Argentina li segna tutti e 4, la Francia ne sbaglia 2 (uno lo para quel pazzo di Martinez, poi premiato come miglior portiere del Mondiale), per un 7/5 finale di stampo tennistico, che ha riconciliato col calcio, e con la manifestazion qatariota, gli spettatori di tutto il mondo.

Del Mondiale, e dei suoi protagonisti, avremo magari modo di parlarne a parte, in un compendio finale di questo mese.
Oggi è giorno di finale, che l’Argentina porta a casa con pieno merito, di fronte a una Francia troppo a lungo in evidente difficoltà, non sappiamo se fisica, tattica o mentale: il giorno in meno di riposo, l’aver già vinto 4 anni fa, l’ombra del Covid nel ritiro francese, la mossa tattica e spacca partita di Di Maria finalmente decisivo, spiegano in tutto o in parte i primi 79 minuti, dove c’è stata solo una squadra in campo, con Scaloni che nella conferenza stampa prima della partita già piangeva pensando ai suoi e alla partita che sperava avrebbero giocato, e che poi hanno messo in pratica.
Partita che poi il Dio calcio stava rovesciando in pochi istanti, come spesso accade con quei piani sulla carta perfetti, che hanno il solo torto di sfidare la realtà. Come disse il Petisso Pesaola, ai giornalisti ai quali aveva annunciato una gara dei suoi tutta all’attacco, ai quali poi commentava una partita senza mai uscire dalla metà campo: ci hanno rubato l’idea!
Oggi, l’idea argentina di tornare vincere un Mondiale, che non si vinceva dal 1986 con una finale assai simile, già vinta sul 2/0 e poi rivinta al 90mo con gol di Burruchaga, è stata più forte di quella francese.
Che sia stato per Messi, per il gruppo o per un popolo intero non conta.

Avremo modo altrove di parlare di Messi e dei suoi numeri, del paragone con Maradona, di Ronaldo triste solitario y final, dei record di Mbappè, dei singoli e del collettivo, del Marocco e dell’importanza di chi faccia gol.
I numeri di Messi e di Mbappè in questo Mondiale sono impressionanti, 15 gol in 2 segnati, assurdo pensare che i due giochino nella stessa squadra, non è mai accaduto che i due più forti giocatori del mondo giochino insieme e abbiano disputato una finale mondiale uno contro l’altro.
Oltretutto segnando 5 gol (più 2 rigori della serie).
Il Qatar, a ben vedere, ha vinto, come ha vinto l’Argentina.
“Vorrei cambiare i miei 5 palloni d’oro con una Coppa del Mondo” (Leo Messi): stasera ha finalmente gli uni e l’altra.

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