È urgente. Serve sangue perché la città di Roma e il Lazio stanno rimanendo senza. In un momento drammatico per il nostro Paese, nel quale l’attenzione è rivolta giustamente al Coronavirus, non possiamo dimenticare che ogni giorno ci sono pazienti che hanno bisogno di trasfusioni di sangue. Lo ha ricordato anche il Commissario della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Il Comitato Territoriale FIPAV Roma rivolge questo appello alle società affiliate e ai tesserati pallavolisti, ricordando che in quanto sportivi possiamo offrire un contributo importante in questa frase critica per l’intero sistema sanitario nazionale.

Il ministero della Salute riconosce ai donatori la possibilità di andare a donare, in quanto la donazione di sangue ed emocomponenti può essere considerata inclusa tra le “situazioni di necessità” previste dal Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte. Lo ha stabilito anche una circolare della Direzione Generale della prevenzione sanitaria, a seguito delle ultime misure adottate in merito alla gestione dell’emergenza da Coronavirus e dei conseguenti provvedimenti da parte del Centro nazionale sangue. Negli ospedali sono presenti strutture specificatamente destinate alla sola accoglienza dei donatori e al loro percorso di donazione, con personale dedicato e formato.

Condividiamo dunque l’appello di AVIS, FIDAS, FRATRES, Croce Rossa Italiana, CNS (Centro Nazionale Sangue) quale organo del Ministero della Salute e di tutte le associazioni di categoria che promuovono la donazione del sangue come gesto volontario e responsabile.

Tenuto conto che le attività sanitarie di donazione e raccolta del sangue e degli emocomponenti sono livelli essenziali di assistenza (art. 5, legge 219/2005) che garantiscono la continuità del supporto trasfusionale a oltre 1.800 pazienti al giorno sul territorio nazionale, chiunque vorrà candidarsi come donatore, dovrà seguire, nel prossimo periodo, tre fasi.

Fase 1: Contatto telefonico.
L’accesso da parte dei donatori presso i locali ove poter effettuare la donazione è consentito successivamente alla preferibile chiamata-convocazione programmata al fine di regolare il numero di accessi e di evitare l’aggregazione presso i locali di attesa, mantenendo la distanza di sicurezza interpersonale (almeno 1 metro). La chiamata-donazione è inoltre uno strumento utile al fine di applicare un triage preliminare del donatore. Qualora il pre-triage dovesse avere buon esito, il donatore riceverà un appuntamento per potersi recare presso il Servizio trasfusionale di riferimento o presso l’Unità di raccolta delle dipendenti reti di medicina trasfusionale. Per prenotare telefonicamente vi invitiamo a contattare l’Associazione AVIS, FIDAS o FRATRES più vicina a voi.

Fase 2: presso il Servizio Trasfusionale o le Unità di raccolta.
Presso il Servizio trasfusionale o le Unità di raccolta delle dipendenti reti di medicina trasfusionale, il donatore verrà sottoposto ad alcuni semplici processi di triage nella fase di accoglienza. Fasi che comprendono la misurazione estemporanea della temperatura corporea. L’attivazione del triage è finalizzata ad evitare la possibile diffusione del virus nei locali di attesa attuando una pre-selezione dei donatori. Se la temperatura corporea sarà superiore ai 37,5°C, il donatore sarà temporaneamente rinviato, ancor prima di accedere all’area all’interno della quale possono esser presenti altri donatori.

Fase 3: dopo la donazione.
Se il donatore dovesse presentare sintomi compatibili con infezione da SARS-CoV-2 oppure ricevere diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 nei 14 giorni successivi alla donazione, sarà opportuno informare il Servizio trasfusionale di riferimento.

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