Orte Velo Club
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di moremassi
Esistono varie tipologie di ciclisti della domenica, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Esistono i fantozziani, omologhi del ragionier Ugo Fantozzi, capaci di montare in bici anche quando non c’è la sella e di irrompere a volo d’angelo sulla tavolata di un matrimonio. Esistono quelli che non sono capaci a stare in fila indiana, e pensando di emulare Bernard Hinault e Gianbattista Baronchelli zigzagano da una parte all’altra della carreggiata, solo che quei due che si contesero una famosa edizione del Tour de France si stavano inerpicando con pendenze da fantascienza, le strade erano sgombere e poi, vuoi mettere la differenza? Ci stanno quelli che acquistano tutto, dal campanello al navigatore e quando gli capiterà l’occasione buon si compreranno pure la bicicletta, ci sono quelli che se la tirano dimenticando che sulle due ruote si può tirare solo la volata, ci sono quelli che hanno paura di cadere e quelli degni d’un Fast e Furious delle due ruote, che sfiderebbero pure il passaggio a livello col diretto Palermo-Francoforte che non guarda in faccia nessuno.

Comunque ai ciclisti neanche vorrei essere pedalino. Sono protetti dal nulla e le tanto ostentate piste ciclabili tutto sono, tranne che tali. Siamo in un Paese dove la pista ciclabile è un’invenzione dei politici che cercano di accaparrarsi voti. Basti fare una passeggiata sulla strada che arriva fino al mare, da Roma a Ostia, per rendersene conto. E stavolta non v’arrabbiate se diciamo che nel nord Europa c’è una cultura diversa per quel che riguarda le due ruote. Perché lì, i politici pensano al bene comune, e chi sbaglia neanche viene sorpreso con le mani nella marmellata, generalmente si dimette, molla la poltrona. E, chissà, magari diventa un ciclista amatoriale.

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