SuperNews ha intervistato Salvatore Maresca, anellista del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro di Napoli. Il 27enne campano, che lo scorso aprile ha arricchito la sua bacheca con la medaglia d’oro conquistata nella Coppa del Mondo svoltasi a Baku, ha raccontato come è nata la passione che è adesso diventata la sua professione. Maresca ha inoltre ripercorso i suoi successi e i momenti più significativi della sua carriera.

Come ti sei avvicinato al mondo della ginnastica? Perché hai scelto proprio lei, tra tanti altri sport?
In realtà non l’ho scelta. È nato tutto per caso. Infatti, era mia sorella a praticare ginnastica su consiglio di un ortopedico per una correzione posturale. Io ero il classico bambino che sarebbe andato a giocare a calcio. Un giorno, quando avevo 7 anni, andai insieme ai miei genitori a prendere mia sorella dalla palestra: in quella circostanza vidi tanti ragazzi che praticavano acrobazie. In quel preciso momento, influenzato anche dalla mia grande passione per il circo, decisi di non voler più giocare a calcio e di voler imparare a fare i salti mortali. Così, da quel giorno intrapresi la strada della ginnastica.

In un’intervista del 2017 rilasciata a La Repubblica hai dichiarato: “La criminalità organizzata è la strada dei deboli, quella più facile. Chi ha forza ed ama la famiglia, non la sceglie. Ma, non ci fosse stata la ginnastica, avrei potuto scegliere la strada sbagliata”. Ti va di spiegarci e di commentare questa tua dichiarazione?
Dagli anni ‘60 la mia è una realtà colpita dalla criminalità organizzata. Così, io mi sono sempre ritrovato a vivere nel mezzo di due binari opposti, a metà tra due mondi diversi: da un lato, era semplice frequentare e conoscere quel mondo; dall’altro, avvicinandomi alla ginnastica, ho avuto la possibilità di intraprendere la strada giusta, quella che mi insegnava tutt’altro. Se non fosse stato per la mia famiglia e per lo sport che pratico, probabilmente avrei scelto l’altra via, perché è quella più semplice. La ginnastica mi ha dato modo di aprire la mente, di confrontarmi con tantissimi professionisti, di capire l’importanza di concetti fondamentali come l’uguaglianza di genere, di respirare la sana competizione e l’agonismo, di vivere esperienze che mi hanno fatto maturare ed evolvere diversamente rispetto a ragazzi che vivono e respirano esclusivamente il contesto del proprio quartiere. A distanza di anni e col senno di poi, ho capito realmente la strada che avrei potuto percorrere e quella che effettivamente ho scelto di percorrere. Sono orgoglioso della scelta che ho fatto.

Cosa ti ha spinto a voler diventare un anellista? Che sensazioni provi quando sei sospeso lì sopra?
Per adoperare gli anelli devi essere dotato di una grande forza fisica. Io sono fisiologicamente predisposto a questo sport. Ti racconto questo aneddoto, a testimonianza di quanto sia naturale per me. Una volta mi trovavo in palestra, avevo 14 anni, stavo facendo i miei esercizi di routine quando entrarono due miei amici appena tornati da un ritiro con la Nazionale. Stavano entrambi provando agli anelli “la rondine”, ovvero la posizione orizzontale all’anello, ma nonostante la stessero provando di continuo non ci riuscivano. Così, decisi di provarci io: la rondine mi riuscì al primo tentativo. I miei amici rimasero stupiti da quello che avevo fatto e mi inveirono simpaticamente contro. Da quel momento in poi, mi dedicai totalmente alla disciplina.

In Giappone, a febbraio 2021 arrivano due medaglie per l’Italia ai Mondiali di Kitakyushu: tu conquisti quella di bronzo e Marco Lodadio quella d’argento. Ci racconti quanto è stato bello aver scritto quella pagina di storia per la ginnastica azzurra?
Abbiamo scritto un pezzo di storia a tutti gli effetti: non era mai successo che cinque ginnasti su sei raggiungessero la finale e che tre su cinque prendessero la medaglia. Io e Marco Lodadio siamo spesso stati protagonisti e antagonisti ad ogni gara. Quindi ritrovarsi ad un Mondiale insieme ci ha anche permesso di gareggiare e misurarci l’uno con l’altro. Il giorno della qualifica io rimango in gara, mentre Marco rimane fuori perché arrivato nono. Ero contento e dispiaciuto allo stesso tempo, perché ci tenevo molto a disputare la finale con lui. Incredibilmente, però, il giorno prima della finale un ginnasta cinese si ritira e per nostra grande gioia Marco viene ripescato. In quella finale abbiamo gareggiato insieme: lui ha vinto l’argento e io il bronzo al mio primo Mondiale. È stato fantastico. Abbiamo sventolato la bandiera tricolore e corso per tutto il palazzetto, ricevendo la standing ovation del pubblico giapponese.

Quale messaggio ti senti di dare a chi vuole intraprendere la tua stessa strada?
Il mio è uno sport in cui “uno su mille ce la fa”, e a farcela è sempre la persona determinata a raggiungere e realizzare i propri sogni. Con tanti sacrifici, questo sport ti permette di raggiungere obiettivi che danno immense soddisfazioni, quelle che nessun’altra disciplina riesce a dare. È un percorso che ti forma a 360 gradi, sportivamente e umanamente.

https://news.superscommesse.it/interviste-personaggi-famosi/2022/06/salvatore-maresca-a-supernews-la-ginnastica-mi-ha-offerto-unaltra-possibilita-ai-mondiali-di-kitakyushu-abbiamo-scritto-la-storia-494544/

Articolo precedenteConi, Giunta nazionale domani a Perugia
Prossimo articoloBeach volley, mondiali, sei coppie italiane avanzano, oggi i lucky losers