SuperNews intervistato Martina Alzini, ciclista classe 1997 facente parte delle 6 azzurre convocate per Tokyo 2020 dal ct Salvoldi. L’atleta, originaria di Parabiago, ha già portato a casa 4 medaglie d’oro, conquistate negli Europei su pista, nei Giochi Olimpici e nel Festival Olimpico della Gioventù Europea, e vanta anche 4 argenti conquistati tra Mondiali ed Europei. Inoltre, Alzini detiene anche il record italiano nell’inseguimento a squadre, con il tempo di 4’15″255, stabilito a inizio 2020 con Elisa Balsamo, Letizia Paternoster e Silvia Valsecchi. La ciclista parabiaghese ha ricordato le sue soddisfazioni più grandi in carriera e ha parlato del suo attuale team, la Valcar Travel & Service. Infine, Martina ha raccontato di come ha reagito alla notizia della convocazione per Tokyo 2020 e in che modo si sta preparando all’imminente Olimpiade.
Martina, nonostante tu abbia solo 24 anni, hai già diversi titoli nel tuo palmares: uno di questi è la prima medaglia d’oro vinta nella gara in linea al Festival Olimpico della Gioventù Europea di Utrecht, nel 2013. Che ricordi hai di quell’esperienza?
Ho dei ricordi fantastici, principalmente perché si è trattato della mia esperienza in maglia azzurra: vestirla a 16 anni, per la prima volta, è una gioia immensa. In realtà, è sempre una gioia vestirsi di azzurro, ma, come si dice spesso: “la prima volta non si scorda mai”. Inoltre, è stata anche la mia prima esperienza a livello internazionale: è stata quasi una “mini-olimpiade”, con cerimonia di apertura e di chiusura, in cui ho avuto modo di confrontarmi con ragazzi della mia stessa età, che praticavano anche discipline differenti dalla mia. È stato fantastico, un evento molto costruttivo che auguro di fare a tutti i ragazzi.
Hai partecipato ai Mondiali e agli Europei Juniores, vincendo due argenti mondiali a Seul, nel 2014, nell’inseguimento a squadre su pista. È la tua specialità preferita? Quanto l’affiatamento di squadra conta di più rispetto alle singole e rispettive qualità tecniche?
Sì, l’inseguimento a squadre su pista è tra le mie specialità preferite, principalmente per via delle emozioni che mi suscitano le prove contro il tempo, che reputo avvincenti: in queste particolari prove viene fuori il talento e si misura la propria preparazione fisica, dal momento che bisogna avere una grande forma fisica per fare certi tempi. Seul è legata a ricordi fantastici: è stata la mia prima esperienza a livello mondiale, quella che mi ha fatto capire quanto io sia motivata a praticare questa disciplina di squadra. Io mi alleno al massimo ogni giorno non solo per me stessa, ma per la mia squadra, per arrivare in forma nei giorni di gara e dare il meglio di me alle altre tre ragazze che saliranno con me in pista. Nel nostro caso, al momento siamo in 6 ad essere state convocate, ma in pista si salirà in 5, e ancora non si conoscono i nomi delle cinque atlete. In ogni caso, per me è fondamentale farmi trovare al 100% e dare il massimo per la squadra, soprattutto in una situazione di gara, quando si parte nel quartetto, in quel momento di sforzo estremo. Quando corri non pensi solo a te stessa, ma per quattro.
Sia su strada che su pista hai partecipato ai Giochi Europei di Minsk, nel 2019, vincendo la medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre su pista con Elisa Balsamo, Marta Cavalli e Letizia Paternoster. Che valenza ha questo traguardo per voi?
È stato un traguardo che ci ha reso onore, la prima edizione dei giochi olimpici europei in cui è stata inserita la pista come disciplina con tutte le sue specialità. Mi auguro che in futuro questi Giochi Europei possano avere sempre maggior prestigio e diventino delle Olimpiadi a tutti gli effetti, a cui possano partecipare tutti i migliori atleti delle nazioni europee. È bel ricordo, e noi potremo dire di aver conquistato una vittoria.
Da quale vittoria hai tratto la massima gioia e da quale sconfitta, invece, il più importante insegnamento?
Ho avuto delle gran belle soddisfazioni fino ad ora. Ricordo in particolar modo, con grande emozione, la mia prima vittoria in Coppa del Mondo ad Hong Kong, nel 2019: a 22 anni, ho vinto la medaglia d’oro e ho realizzato inaspettatamente l’allora record italiano. Questo mi reso molto felice, è un bellissimo ricordo. Per quanto riguarda le sconfitte, ce ne sono tante. Per me, “sconfitta” non è solo una gara andata male, ma anche una convocazione mancata. Purtroppo, nel nostro sport prevalgono i giorni di sacrificio, di sconfitta, piuttosto che quelli di gloria, e forse è anche per questo che le gioie vengono ricordate con maggiore enfasi. Negli ultimi Campionati Europei sono arrivata seconda nell’inseguimento individuale: nonostante le qualifiche siano state per me un momento speciale, perché realizzai il record italiano, in finale sono arrivata seconda. Volevo vincere, ma le mie gambe non hanno retto fino all’ultimo. In ogni circostanza, comunque, cerco sempre di essere ottimista e di trarre nuova e maggiore motivazione per le sfide future.
Sei una ciclista del team Valcar-Travel & Service. Come è maturata questa scelta? Come definiresti il gruppo Valcar?
Sono entrata in questo team a luglio dello scorso anno, in quanto, a causa della pandemia, i rapporti con la mia squadra precedente si sono interrotti a metà dell’anno scorso. Ogni volta che si chiude un’esperienza con un team, per me, è una sfortuna. Nonostante ciò, ho trovato la Valcar-Travel & Service a metà luglio. Sapevo che questo team trattasse le sue ragazze come se fossero delle figlie, che la squadra fosse una grande famiglia. Molto spesso, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, ma in questo caso mi sono ritrovata davvero in ciò che avevo sentito dire: il gruppo è coeso da una tale armonia, da una tale unione, da una tale sintonia che da subito mi sono trovata molto bene. Nella prima gara open su strada che ho fatto con loro, nonostante alcune ragazze mi conoscessero ancora poco mi hanno aiutato tanto, e alla fine quel supporto mi ha permesso di vincere. Per me, questa è stata una bellissima emozione e una grande prova di fiducia reciproca.
Il presidente della Valcar Travel Valentino Villa ha dichiarato recentemente: “Adesso dobbiamo ripartire: servono maggiori investimenti, se si vuole continuare a crescere. All’estero hanno capito molto prima di noi che il ciclismo femminile è la nuova frontiera. Qui in Italia le atlete ci sono: forti, amate e super seguite sui social. Qui si va sul sicuro. Qualche anno fa si poteva pensare che la nostra fosse una scommessa, ma adesso non è più così. Il nostro obiettivo è riaprire un nuovo ciclo; dopotutto, le prossime Olimpiadi sono solo tra tre anni”. Cosa ne pensi del ciclismo femminile? Credi che ci sia un gap da colmare rispetto al maschile?
I numeri parlano. Se prendiamo in considerazione un esempio basato sugli stipendi, una donna in media guadagna innegabilmente meno di un uomo: le campionesse top 5 al mondo del nostro sport non guadagnano neanche lontanamente quanto i campioni top 5 al mondo del ciclismo. Questo non sono io a dirlo, ma sono i numeri. Tuttavia, quello che mi piace sottolineare è la grande crescita del ciclismo femminile, e questo soprattutto grazie alle strutture maschili, che stanno tanto supportando e aprendosi al settore femminile. Condivido il pensiero del mio presidente, in particolare il pensiero espresso sul ruolo dei social, che oggi sono una parte importante del nostro lavoro, strumenti utili per farci conoscere. Ci sono ragazze che stimo molto, perché sui social riescono a conciliare perfettamente la loro quotidianità con la loro passione, i momenti di sacrificio e quelli di vittoria. Queste atlete sono fonte di ispirazione per tutte le ragazze che vogliono intraprendere la loro stessa strada.
Siete in tre, tutte atlete della Valcar-Travel & Service, ad essere state convocate per le Olimpiadi di Tokyo dal ct Edoardo Salvoldi: tu, Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini. Come hai reagito a questa notizia?
È stata un’emozione fortissima. Non nascondo che qualche lacrima è scesa giù. La prima persona che ho chiamato è stata mia mamma, che come me non riusciva a parlare per l’emozione. L’Olimpiade per me è il sogno di una vita. Nel 2004, quando avevo 7 anni, seguivo gli atleti ai Giochi Olimpici di Atene in tv, che per me hanno sempre rappresentato un grandissimo sogno. Faccio quasi fatica a parlarne, ho sempre la pelle d’oca quando affronto l’argomento.
Come ti stai allenando in questo periodo? Oltre al fisico, come stai preparando l’approccio mentale all’Olimpiade?
La preparazione fisica è stata molto impegnativa, anche perché è stato un anno diverso dagli anni. In pista, per fare certi tempi, non esistono segreti: semplicemente ci si deve allenare sulla forza e bisogna integrare gli allenamenti in pista e in strada con tanta palestra, con tanti richiami di forza. Per quanto riguarda l’aspetto mentale, non ti nascondo che ci sono stati giorni difficili, come penso per tutti gli atleti: ho avuto giornate sì, giornate meno sì, giornate no e anche giornate molto tese, dal momento che fino ad una settimana fa noi ragazze avevamo in testa l’obiettivo della convocazione da parte del ct. Per questo motivo, ci sono stati giorni in cui si è sentita maggiormente la tensione, specialmente nelle prove cronometrate. Tuttavia, questo fa parte del nostro lavoro: prima di ogni Europeo o Mondiale, si affrontano delle prove, che non sono solo fisiche, ma anche mentali, perché in una situazione gara serve saper restare lucidi e concentrati. Credo che la tensione faccia naturalmente parte del nostro sport, ma penso anche che bisogna sempre cercare di dare un taglio costruttivo a questa tensione, trasformandola in carica motivazionale. C’è una cosa che accomuna tutte noi atlete convocate: per tutte si tratta della prima esperienza olimpica. Quello che ci viene sempre detto da chi ha più esperienza di noi è che l’Olimpiade è un mondo a parte, non paragonabile a nessun europeo o mondiale. A volte, ciò che è nuovo, e quindi ignoto, spaventa, perché non si mai cosa aspettarsi. Tuttavia, io voglio vivermi questa esperienza serenamente, sapendo che andiamo a Tokyo consapevoli di esserci preparate al meglio, senza alcun tipo di recriminazione.
Quali obiettivi ti sei prefissata di raggiungere ai giochi olimpici di Tokyo 2020?
Come obiettivo mi sono prefissata quello di lavorare passo dopo passo. Il primo passo è assicurarmi la qualificazione, il secondo sarà quello di entrare nelle cinque ragazze titolari e il terzo, se dovessi essere selezionata tra coloro che disputeranno l’inseguimento a squadre, sarà quello di dare il massimo e di ambire ad una medaglia. Per noi è tutto nuovo, un bagaglio di esperienza di più, quindi spero di vivermi questa Olimpiade semplicemente al meglio.
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