Plusvalenze e manovre stipendi, rapporti irregolari con gli agenti sportivi e partnership sospette, nel calderone che ha portato a processo la Juventus c’è tutto. Prime pagine dei giornali, risalto sui media superiore perfino a un derby. Ma al contrario di una stracittadina, i pronostici della vigilia sono stati rispettati: sodalizio bianconero e procura federale hanno patteggiato come previsto dal Codice di giustizia sportiva, e il Tribunale Federale Nazionale ha dato il via libera. Il club ha rinunciato ai ricorsi dentro e fuori il sistema, sia alla giustizia sportiva (il meno 10 sulle plusvalenze al Collegio di garanzia) sia a quella amministrativa (il Tar e nel caso il Consiglio di Stato). Di contro la procura federale ha accettato una sanzione solo pecuniaria, ovvero un’ammenda di 718mila euro; poi, complessivamente considerando tutti gli incolpati, si arriva al milione di euro. Agnelli, invece, che pure si era detto a quanto sembra disponibile al patteggiamento, non ha voluto rinunciare alla possibilità dei ricorsi. E quindi la sua posizione è stata stralciata: andrà a processo il 15 giugno.
A questo punto resta il punto interrogativo chiamato Uefa. Ovviamente la Federcalcio non può garantire una mano morbida in sede internazionale, ma è chiaro che la conclusione dell’ostilità italiana non potrà essere ignorata. Il massimo del rischio dovrebbe essere quello di una squalifica europea per una stagione. Si allontana in ogni caso il dramma sportivo di una sanzione pluriennale. Così è, se vi pare

 

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