di Alessandro Tozzi
Nella giornata in cui l’abatino Gianni Rivera compie 80 anni, la Nazionale abbandonata da Mancini per dei mal di pancia non meglio specificati e si affida a Luciano Spalletti, poi capiremo che succederà per la clausola da pagare al Napoli, per quei livelli 3 milioni sono due striscioni a bordo campo. Per Spalletti, o Spallettone come lo chiamò Mou, era l’ultima chance di allenare la Nazionale, con i suoi 64 anni compiuti.
La sua carriera ha un inizio preciso, Empoli, che a metà degli anni ’90 porta dalla serie C alla serie A, riuscendo anche a salvare i toscani.
Poi 5/6 anni di buio, per ritrovarsi a Udine, dove al terzo anno arriva quarto, col tridente Iaquinta, Di Natale, Di Michele.
Quindi Roma, un inizio complesso per poi ritrovarsi con il 4-2-3-1 con il Capitano falso nueve a dettare sponde per gli inserimenti da dietro, forse il marchio di fabbrica della sua lunga carriera.
Uno scudetto quasi vinto, un esonero alla seconda giornata nel 2009 per andare in Russia, dove vince due scudetti con lo Zenit, per tornare a sorpresa alla Roma nel 2016 con una squadra davvero niente male, con cui fa terzo e secondo posto, mettendoci in mezzo la querelle col suo pupillo pupone, che in pratica aiuta a finire la carriera.
Quindi Inter, con polemiche annesse nei confronti del totem Icardi e la sua irreprensibile moglie, e infine Napoli: un primo anno mollando solo nel finale lo scudetto, un secondo anno trionfale, con l’unico rammarico di una Champions che poteva vederla meritevole finalista al posto dell’Inter.
A Napoli due anni di 4-3-3, schema che non è mai stato propriamente il suo, ma con tutti quegli esterni in effetti non si poteva fare molto diversamente. Ora approda alla Nazionale, sfida affascinante, ma anche complessa, considerando che fra 20 giorni siamo già in campo per partite di qualificazione che paiono decisive.
Difficile pensare che al momento stravolgerà la squadra, considerando che abbiamo sei partite in tre mesi, e che comunque l’Ucraina e perfino la Macedonia del Nord, lei quoque, non lasciano tranquilli; si tratta di arrivare secondi per qualificarsi, senza finire nella roulette russa degli spareggi di Marzo.
Aspettiamo le prime convocazioni per capire se ci saranno novità sostanziali, che mi aspetto soprattutto al centro della difesa, dove dopo 50 anni di fenomeni non abbiamo più certezze se non quella che non ripartiremo con Toloi e Acerbi, e sugli esterni d’attacco, dove possiamo scegliere fra giocatori con caratteristiche diverse.
Anche se Mancini aveva finito con un insolito 3-5-2, dovessimo scommettere 1 euro riteniamo che Spalletti ripartirà dal 4-3-3 che a Napoli gli ha regalato lo scudetto.
Vederlo sulla panchina della Nazionale, con le sue pause celentaniane, il suo richiamo ossessivo ai comportamenti, le sue espressioni talvolta stralunate come di chi cerchi dentro di sè parole che non esistano per definire i suoi concetti, è una bella sfida per lui che ha lasciato il Napoli dopo il suo primo scudetto in Italia, sapendo che si tratta comunque di ricostruire, almeno fino agli Europei.
Quindi forza Spallettone, che di se stesso ha detto che Dante lo avrebbe messo nel girone degli orgogliosi: l’orgoglio suscitalo negli italiani.

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