Dal calcio a 5 al calcio a 11, da “uomo nero” tra i pali a preparatore dei giocatori più criticati la domenica: “Ero portiere in Serie D di calcio a 5, poi il mio allenatore mi chiese di dargli una mano e mi affidò la preparazione dei portieri piccoli. C’era anche Pietro Del Treste (attualmente estremo difensore dei Giovanissimi Fascia B Regionali agli ordini di Luigi De Sanctis, ndr), è stato un piacere ed una sorpresa ritrovarlo”, racconta Andrea Argento, il giovane preparatore dei portieri della Nuova Milvia che è entrato nei cuori dei suoi ragazzi. “Con il Presidente Cerrocchi c’è stata subito grande intesa, ho iniziato la mia avventura in gialloblu lo scorso 28 agosto, quando i Giovanissimi Regionali hanno cominciato il ritiro in vista della nuova stagione. Ho trovato un ambiente fantastico dove poter lavorare, ragazzi molto disponibili e desiderosi di imparare. Per me – ammette Argento – si trattava della prima esperienza in un campo di calcio, io venivo dal calcio a 5, ma in tanti mi spingevano a spostarmi sul rettangolo più grande. È stata una sorpresa anche per me, ho instaurato un rapporto speciale con i ragazzi perché, probabilmente, sono giovane, magari della stessa età dei loro fratelli e questo ha evitato di appesantire i rapporti stile studente-professore”. Portiere dall’età di 5 anni, Andrea Argento si distacca pienamente dai pregiudizi nei confronti dei numeri 1. “Innanzitutto per me non ci sono numeri 1 e numeri 12: ci sono i portieri e la prima cosa che bisogna far capire è che portieri non si nasce. Ad un certo punto, c’è una sorta di forza che attrae verso i pali il giocatore. Non so se ci sia una vera e propria spinta, è difficile spiegare cosa ti porta a voler giocare tra i pali e difendere la porta. C’è un ragazzo dei Pulcini (Davide Federici, ndr.) che, in assenza del nostro portiere, ha deciso di entrare in porta e da allora non è più uscito: è il primo portiere che sto allenando da zero ed è molto più forte di me quando avevo la sua età, è stata una chiamata divina!”.

Andrea Argento
Andrea Argento

“Criticare il portiere è sempre facile – analizza Andrea Argento –, ma chiariamo subito una cosa: un portiere di Serie B che va a giocare nella massima serie non fa le papere. Il portiere è già forte, anzi fortissimo. Bisogna vedere, e non è scaricare le proprie responsabilità, chi c’è a difendere la porta fuori dall’area, i difensori. I rischi più grandi per chi indossa i guantoni sono i tiri da fuori area: è in quelle circostanze che si riconosce il bravo portiere, perché il giocatore ha il tempo di valutare, analizzare, decidere ed agire. Il portiere si allena e vive h 24 in venti metri quadrati, difficilmente sbaglia le proporzioni: se sbaglia è per distrazione. Ma non ci si può accanire con un ragazzo che commette un errore, quanti palloni gioca un centrocampista? E dei palloni che gioca, quanti ne sbaglia? Bisogna lavorare tanto sulla tecnica, poi arrivati ad un certo livello, quando ormai il giocatore ha raggiunto il suo apice, bisogna puntellare l’aspetto emotivo-psicologico. Proprio perché costantemente sotto la lente di ingrandimento, i portieri rischiano di somatizzare le critiche e di commettere troppi errori”. Secondo Argento, che ha concluso con un bilancio di questa prima stagione in gialloblu, l’elemento chiave per i portieri è uno soltanto: “Sono molto soddisfatto, è stata una bellissima stagione e i miei ragazzi sono cresciuti veramente tanto, sono fiero di loro perché li vedo più maturi e più sicuri e la sicurezza, in questo ruolo, è tutto”.

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