Ivan Zufferli
Ivan Zufferli

Che sapore ha correre una ultramaratona al di sotto della linea dell’Equatore, in un piccolo paradiso che sembra così lontano dalle preoccupazioni di tutti i giorni? A Boa Vista, isola dell’arcipelago di Capo Verde, il prossimo 2 dicembre si correrà su tre percorsi da 42, 70 e 150 km tra deserto, spiagge, sentieri, stradine e pittoreschi villaggi.
Boa Vista Ultra Trail conferma, infatti, per la sua diciassettesima edizione, i tre tracciati della Eco Marathon (42 km), della Salt Marathon (70 km) e della Ultra Marathon (150 km), per un’esperienza di corsa off road che va ben oltre il semplice agonismo e che richiede un’eccellente capacità di autogestirsi, una preparazione fisica eccellente e un’invidiabile forza mentale.

La gara regina della manifestazione è naturalmente la 150 chilometri e chi ha saputo dare del tu a una distanza tanto complessa e apparentemente proibitiva è Ivan Zufferli, due volte vincitore dell’ultramaratona di Boa Vista (2014 e 2016).
39 anni, goriziano, poliziotto di professione, Zufferli è un habitué della corsa in mezzo alla natura con una lunga lista di maratone e trail all’attivo.
E proprio Zufferli, che con Boa Vista ha ormai un rapporto confidenziale, ha risposto ad alcune domande sulla sua personale esperienza nella piccola isola capoverdiana e sulla possibilità di rivederlo ai nastri di partenza quest’inverno all’edizione 2017 di Boa Vista Ultra Trail.

Qual è il primo ricordo che ha dell’isola di Boa Vista?

«Uno dei primi ricordi, che, tra parentesi, è anche uno dei più belli, riguarda il clima e l’aspetto tutto particolare dell’isola. Estremamente vario, ti dà l’impressione di un ambiente selvaggio, non ancora contaminato dal turismo di massa, e, soprattutto, cambia a ogni tuo spostamento: dalla montagna al deserto, dalla campagna alle meravigliose e immense spiagge».

Dopo le precedenti esperienze, che significato ha correre a Boa Vista?
«Sinceramente ho corso in tanti parti del mondo ma Boa Vista rimane sempre un’isola da sogno con scenari e atmosfere unici. E il ricordo che ne ho non riguarda solamente la gara, ma anche e soprattutto la calorosa accoglienza che i locali hanno riservato a me e a tutti gli altri partecipanti. Correre a Boa Vista è un’esperienza unica nel suo genere perché gli spazi sono talmente aperti da sembrare infiniti, non ti senti soffocare dai rumori delle nostre grandi città e il vento che soffia sembra sospingerti pian piano verso il traguardo».
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Quale delle due vittorie è rimasta maggiormente impressa? Perché?
«La prima vittoria, quella del 2014, è arrivata dopo una gara molto tirata, decisamente più combattuta rispetto a quella del 2016. Ho corso per quasi 140 chilometri a fianco di Cabral – un atleta capoverdiano – che alla fine si è classificato secondo. È stato accanto a me per tutta la gara e solamente all’ultimo checkpoint sono riuscito a staccarlo, e a tagliare il traguardo con alcuni minuti di vantaggio. Ci siamo giocati la vittoria fino alla fine e questo mi ha dato grande soddisfazione ed entusiasmo».

C’è un momento particolare della corsa che vorrebbe ricordare?
«Ci sono stati momenti fantastici in entrambe le edizioni a cui ho partecipato. Ricordo che in paese i due giorni in cui si svolgeva la gara sono stati vissuti come una vera e propria festa. La cosa più bella ė stata vedere l’entusiasmo degli ultimi arrivati, lo stesso entusiasmo che ho provato io tagliando il traguardo per primo. A Boa Vista tutti sono vincitori».

Due vittorie, s’è detto. Eppure rimane ancora un obiettivo. Quest’anno tornerai per il tris e, soprattutto, per battere quel record che resiste dal 2007?
«Sì, quest’anno tornerò a Boa Vista e proverò a battere il record. Nel 2014, se la memoria non mi inganna, per soli quattro minuti non sono riuscito a centrare l’obiettivo. Sono sicuro che con una buona preparazione e con le giuste condizioni l’impresa sia possibile. Io ci credo!»

Quale consiglio può dare ai trail runner che decidono di fare, per la prima volta, il Boa Vista Ultra Trail?
«Innanzitutto, godersi l’isola. Boa Vista ha molto da offrire, soprattutto un ottimo connubio tra gara e tempo libero. Può essere davvero l’occasione per prendersi una settimana di vacanza, scoprire la bellezza dei luoghi e l’ospitalità degli abitanti, provare sensazioni nuove in un ambiente lontano dalla frenesia e dal caos quotidiani».

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