Ancora una giornata straordinaria per l’atletica italiana ai Giochi Olimpici. Dopo il trionfo di Antonella Palmisano nei 20 km di marcia a Sapporo (quarta medaglia d’oro, mai successo prima), arrivano risultati eccezionali anche allo stadio di Tokyo. Gli azzurri della staffetta 4×400 metri conquistano la finale correndo in 2:58.91 per demolire il record italiano. Un crono formidabile realizzato da Alessandro Sibilio, Vladimir Aceti, Edoardo Scotti e Davide Re, con oltre due secondi di miglioramento su un primato storico (3:01.37) che resisteva dall’ormai lontano 1986, stabilito da Bongiorni, Zuliani, Petrella e Ribaud a Stoccarda il 31 agosto di quell’anno. E il quartetto italiano torna in finale alle Olimpiadi, come non accadeva da Barcellona 1992 (Aimar, Vaccari, Grossi e Nuti furono sesti in 3:02.18). Per gli azzurri c’è il quarto posto in batteria, il miglior risultato tra quelli di recupero e il quinto tempo complessivo. Ma si inseriscono anche ai piani alti nelle liste di sempre: quarti di ogni epoca a livello europeo, undicesimi al mondo. Appuntamento alle ore 14.50 di domani. E intanto oggi, alle 15.50 italiane, la finale della staffetta 4×100 uomini, con l’Italia che va a caccia di un sogno. Con il campione olimpico dei 100 Marcell Jacobs saranno schierati Lorenzo Patta, Eseosa Desalu e Filippo Tortu. Il quartetto ha già stabilito in semifinale il record italiano, realizzando il primo crono tricolore al di sotto dei 38 secondi, 37.95 (quarto tempo di qualificazione). Domani la giornata si aprirà con la maratona femminile a Sapporo, anticipata di un’ora rispetto al previsto per evitare le temperature più calde e quindi scatterà alle 23.00 italiane.

Si fa la storia a Tokyo. La storia di una gara di squadra, la staffetta 4×400 maschile, che vede gli azzurri scatenati in pista per abbattere non solo il record italiano, dopo quasi 35 anni, ma anche il muro dei tre minuti. Sensazionale il crono di 2:58.91, cifre impensabili finora per un quartetto azzurro, che adesso diventano realtà. Merito di quattro splendidi talenti: Alessandro Sibilio, meraviglioso finalista olimpico dei 400 ostacoli dopo l’oro continentale under 23, Vladimir Aceti e Edoardo Scotti, già campioni europei a livello giovanile, e il primatista italiano Davide Re, tornato qui sotto i 45 secondi nella gara individuale per sfiorare la finale. Stavolta l’avvio è affidato al partenopeo Sibilio, quarto al cambio. Il brianzolo Aceti viaggia in quinta posizione, poi è di nuovo quarto superando l’Olanda, alle spalle di Botswana, Usa e Trinidad-Tobago. Passa il testimone a Scotti, che rimane agganciato al gruppo e nel rettilineo il lodigiano si allarga per affiancare i caraibici. Tocca al ligure Re, bravo a difendere il quarto posto nella gara vinta dagli Stati Uniti (2:57.77) davanti al Botswana (2:58.33), terzo Trinidad e Tobago (2:58.60). La batteria degli azzurri è nettamente la più veloce: nell’altra fa meglio solo la Polonia (2:58.55) che precede Giamaica (2:59.29) e Belgio (2:59.37). Ripescata quindi anche l’Olanda (2:59.06), battuta dall’Italia come la Gran Bretagna che arriva sesta e viene eliminata in 3:03.29. Eccellenti i parziali di tutti gli azzurri: Sibilio 45.35 partendo dai blocchi, poi nelle altre frazioni lanciate Aceti (44.50), Scotti (44.51) e Re (44.55) intorno ai 44 secondi e mezzo.

“Oggi abbiamo corso forte, fortissimo – esulta Sibilio – e non ce lo aspettavamo fino a questo punto, anche se sapevamo di stare bene. Lo abbiamo distrutto il record, e domani in finale vogliamo fare ancora meglio”. “Sicuramente il primato era nell’aria – ricorda Aceti – se si considera che ci avevamo già provato un po’ di volte e ora ce l’abbiamo fatta. Si può sognare”. “È dal 2018 che dico che alle Olimpiadi avremmo frantumato questo limite – racconta Scotti – poi ero sicuramente arrabbiato per essere stato eliminato in batteria nella gara individuale. Siamo una squadra fantastica, nei prossimi anni ci sarà da divertirsi”. “Gara stupenda e domani c’è l’opportunità di fare meglio di oggi – le parole di Re – perché in finale con l’adrenalina si tirano fuori energie che non si pensa di avere. Tutte le squadre sono vicine, a parte gli Stati Uniti, e anche noi possiamo dire la nostra”.

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