L’Italia Team saluta la capitale britannica con il bel bronzo di Antonella Palmisano nella 20km che interrompe lo “zero-medaglie” che aveva purtroppo segnato gli ultimi due eventi globali: Mondiali 2015 e Olimpiadi 2016. L’ultimo podio azzurro era stato nel 2013 con l’argento della maratoneta Valeria Straneo a Mosca. La Palmisano porta in casa Italia il metallo numero 42 della collezione azzurra, il quindicesimo nel segno del tacco-punta. Nella placing table sono 9 in tutto i punti realizzati – due in meno di Pechino 2015, ma mai così pochi – entrambi ad opera di specialisti del comparto “non stadia”: la marciatrice Palmisano e Daniele Meucci, sesto in maratona. Tra piste e pedane, invece, la squadra italiana (36 convocati in tutto, 18 uomini e 18 donne) non riesce a piazzare nessuno tra i finalisti, ovvero tra i primi otto al mondo. Un riscontro non positivo che finora non aveva avuto precedenti nelle altre 15 edizioni della manifestazione.

“Almeno abbiamo evitato lo zero tituli”. Esordisce così il Direttore Tecnico per l’Alto Livello Elio Locatelli a The Mall a pochi minuti dalla premiazione di Antonella Palmisano, bronzo nella 20 chilometri di marcia. “Non posso dire di essere soddisfatto, perché, oltre a una medaglia, puntavamo ad almeno quattro o cinque finalisti. Oggi nell’atletica leggera è sempre più difficile portare avanti con efficacia l’attività agonistica d’alto livello. Qui a Londra si poteva, anzi si doveva, fare meglio. Ci sono stati alcuni 13° posti di troppo, ma questo non incide nel bilancio globale di una manifestazione che non è andata bene”.

Al suo fianco c’è il presidente FIDAL Alfio Giomi: “Sono necessari controlli più serrati su tecnici e atleti d’alto livello: ovvero dobbiamo fidarci meno, concedetemi il termine, ed entrare di più nel merito della preparazione. È evidente che alcune prestazioni non sono state all’altezza di quanto ci aspettavamo”. Continua il presidente: “È difficile dare un giudizio unico per tutti, ci sono stati picchi verso l’alto e verso il basso in particolare nell’atteggiamento agonistico e nell’approccio alla gara. C’è chi si è accontentato di essere qui, e questo non è accettabile. Al contrario, un plauso particolare va agli atleti di endurance e ai marciatori; la marcia negli ultimi anni ha vissuto momenti di difficoltà ma oggi ha dimostrato di essere viva e di voler essere protagonista, con 5 azzurri nei primi 16”. Infine un accenno al reclutamento di nuovi talenti: “Il numero dei tesserati è cresciuto in modo importante, da 180mila a oltre 250mila, e a livello giovanile siamo una nazione fra le più forti d’Europa. È nostra grande responsabilità non disperdere questo patrimonio”.

Ancora Elio Locatelli: “Di 33 atleti inseriti nel gruppo dell’alto livello, a Londra ne erano presenti solo 17. Abbiamo bisogno di un maggior controllo sugli atleti d’elite. Per questo servono allenatori a tempo pieno, e quindi risorse dedicate. Vanno ricreati gruppi di lavoro soprattutto in quelle specialità in cui è poco produttivo lavorare da soli, ovvero corse e marcia. E va rinforzata l’assistenza per il recupero, cioè quella fisioterapica e medica durante tutto l’anno”.

 

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