“Una squadra tosta. Una squadra competitiva e cresciuta rispetto a due anni fa”. Il concetto di squadra lo ripete all’infinito, il direttore tecnico Antonio La Torre. È l’Europeo per team ed è l’essenza stessa dello sport individuale che si trasforma in una dimensione collettiva, dove ogni centimetro in più, ogni centesimo in meno, è fondamentale per l’obiettivo finale. Da parte di tutti. Nessuno escluso. Il gruppo azzurro è arrivato oggi in Polonia, stadio Slaski, il gioiello della Slesia che è pronto ad accogliere di nuovo il pubblico (7600 spettatori al massimo) nelle due giornate di gara di sabato e domenica. Sette team a Chorzow (Italia con Polonia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo), un atleta per ogni specialità e un pronostico decisamente aperto: “Alla vigilia vedo cinque squadre nel giro di 20 punti, questo significa che può succedere di tutto – le parole del DT – noi saremo in campo per dare il massimo, nonostante qualche assenza dell’ultimo momento che è particolarmente pesante, e parlo ovviamente di Marcell Jacobs nei 100 metri e nella staffetta. Per altre situazioni, invece, si era già deciso da mesi: mi riferisco a un blocco di atleti e atlete che vogliamo al 100% a Tokyo e che per ragioni diverse, legate a volte a piccoli problemi fisici, è bene che rimangano concentrati nel percorso verso le Olimpiadi”.

Due anni fa, sempre in Polonia, a Bydgoszcz, gli azzurri sfiorarono uno storico podio: “Già, mezzo punto soltanto dal terzo posto – ricorda La Torre – ma attenzione perché quell’evento, che arrivava dopo le World Relays di Yokohama, è stata una svolta nella concezione che abbiamo della squadra. Nessuna divisione tra settori, tutti uniti. Quest’anno dovrà essere lo stesso. Con la scimitarra tra i denti, da parte di tutti. Voglio che si respiri quel clima, che è lo spirito delle staffette di poche settimane fa, o quello della marcia di Podebrady, e lo dirò ai ragazzi nella riunione della vigilia per caricarli ancora di più. Gianmarco Tamberi da capitano e condottiero qual è dovrà essere il pilota, ma la novità di questi ultimi anni è che non è più solo, perché in tanti si stanno dimostrando all’altezza”.

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