“E’ la storia di un gruppo di rifugiati del Darfur che arriva a giocare in Coppa del Mondo”.
Antonella Napoli, presidente della onlus Italians for Darfur, presenta così il film documentario Not Just Football.
La squadra si chiama Darfur United e i giocatori sono profughi della regione sudanese stabiliti nei campi del Ciad.
L’idea della squadra è partita da Gabriel Stauring, fondatore del’ong americana I-ACT, attiva nel diffondere le voci dei rifugiati del Darfur anche attraverso video-testimonianze.
Dopo anni di attivismo, rendendosi conto che la gente “non ne può più di ascoltare storie di guerra, povertà e fame”, ha avuto l’intuizione di far passare queste storie attraverso il calcio, “che piace a tutti”.
Nel 2011, Stauring ha iniziato a selezionare giocatori in 12 diversi campi in Ciad. Grazie alla guida e al sostegno di professionisti del calcio americano e inglese è nata la squadra.
Con il supporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), nel 2012 sedici calciatori del Darfur United sono arrivati in Kurdistan, per la Coppa del Mondo Viva.
Questo campionato mondiale, con cadenza biennale, ospita le nazioni non appartenenti all’Uefa, che di fatto sono Stati non riconosciuti o legati a gruppi etnici.
Nonostante i ragazzi siano arrivati ultimi, la vittoria è stata “segnare il primo goal della storia del Darfur”, e “colmare lo spazio tra i rifugiati e il resto del mondo”.
Il film, prodotto dalla Produzioni Fuorifuoco, sarà proiettato in anteprima mondiale al DocsMX, Festival Cinematografico Internazionale di Città del Messico.
La pellicola, per la regia di Paolo Casalis, racconta 15 anni di storia dei calciatori-rifugiati.
“E’ un modo – conclude Antonella Napoli – per parlare di Darfur, del conflitto, di quello che avviene in Sudan, ma anche per lanciare un messaggio di speranza”.

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