Dopo tante e forse anche troppe indiscrezioni più o meno sbadate, fraintese o più semplicemente ipotizzate, adesso c’è la conferma. Nasce la Polisportiva Monti Cimini, ovvero una squadra (per ora solo legata al calcio) che raduna quattro paesi allocati alle pendici dei Cimini pronti a puntare su un unico comun denominatore: l’unione fa la forza. Perché è inutile tergiversare, nel pieno di una crisi economica nazionale fin qui irrisolta e con i canoni d’un pianeta-football sempre pronto a chiedere “un di più” ai club, non poteva che sbocciare una comunione d’intenti utile per scavalcare in primo luogo il campanilismo, e in seconda battuta priva dell’idea che lo sport debba necessariamente essere legato alla politica. Anzi, ben venga una unità d’intesa come quella della nuova polisportiva, che sarà a breve presentata al pubblico e che riesce a stabilire finalmente un filo conduttore unico e univoco in grado di essere trasversale per chi ama lo sport e nel contempo scevro da intrallazzi legati al politichese. Perché il calcio è una cosa e la politica è un’altra, anche se possono tranquillamente convivere fra loro. E dunque se da una parte governa il centrodestra, dall’altra il centrosinistra e l’opposizione non aspetta altro che criticare e sminuire quel che crea la maggioranza di turno, ecco la risposta. Una squadra di calcio unita e più forte per promuovere lo sport e un territorio che sulla carta è un paradiso terrestre ma che nella realtà, a volte, si trasforma in un quadro senza colori. Perché forza in questo caso equivale all’opportunità di migliorare l’“arte pedatoria”, e corrisponde anche alla conoscenza del territorio da parte del cosiddetto “esterno”. E dunque si può arrivare a ragionare anche a un aumento dell’indotto economico per chi ha la capacità di sfruttare il progetto. Chiunque, se in grado, potrà aggregare la sua idea. Anche se non fa parte della start up sportiva appena partita e non è compreso fra quelli che, un giorno, saranno definiti i “padri fondatori” della Polisportiva Monti Cimini.
Tre dirigenti al vertice della piramide, che decidono in sinergia strategicamente perfetta fra loro e dodici consiglieri pronti ad affiancarli, oltre a una schiera di esperti dirigenti accompagnatori e a un responsabile della comunicazione che ricopre anche il ruolo di team manager. Con loro uno staff di allenatori competenti, tutti col patentino, dal mister della prima squadra fino ad arrivare agli educatori dei primi calci, e una scelta precisa nel fissare i punti fondamentali: la prima scelta per i tesserati partirà sempre dal prodotto autoctono.
La triade al comando è composta dal presidente del club Francesco Pecci, dal patron Francesco Torroni e dal direttore tecnico Gianni Patrizi. Una rivoluzione copernicana? Macché, anzi. Una scelta ponderata a lungo, anche e soprattutto per evitare il rischio di veder scomparire il football da realtà importanti come quelle, appunto, di Soriano nel Cimino, Vallerano, Vasanello e Vignanello.
Classe 1977, natali a Magliano Sabina, imprenditore, Francesco Pecci è il primo presidente nella storia della Polisportiva Monti Cimini. «Fa parte del mio modo di pensare – ha sottolineato nel corso delle riunioni preliminari che si sono susseguite con cadenza elvetica nell’ultimo mese – creare alleanze per dare solidità ai progetti. E’ un mio modo di vedere le cose oggi, ed è sempre più diffuso a tutti i livelli, dalle banche alle piccole attività imprenditoriali soprattutto del nord con le quali per motivi di lavoro mi confronto spesso».
Per Francesco Torroni, patron della squadra, classe 1967, professione commercialista, oltre che un’idea vincente dedicata al territorio, c’è anche e soprattutto grande attenzione per il settore giovanile, che deve diventare una sorta di espressione massima di football nell’alto Lazio e poi, chissà, magari nell’intera regione. «Soltanto con un progetto del genere – ha spiegato – si potrà arrivare in cinque anni a disputare solo campionati elite ed essere il fiore all’occhiello del calcio provinciale giovanile».
Infine Gianni Patrizi, imprenditore, classe 1963, che lascia la panchina per ricoprire il ruolo di direttore tecnico al termine di un triennio che gli ha permesso di portare il Vi.Va. calcio dalla prima categoria alla Promozione, con due salvezze raggiunte con largo anticipo e con il record di punti ottenuto nell’ultimo campionato. «Dopo tanti anni di panchina – ha spiegato – mi serviva staccare un po’ la spina e confrontarmi con una nuova realtà. E’ una nuova sfida, un nuovo traguardo che mi sono posto. Sono stato per anni un uomo di campo, prima come calciatore e poi ome allenatore, e questo passaggio rappresenta anche l’opportunità di poter vedere le cose da una prospettiva diversa».
Per quel che concerne l’impiantistica sportiva, c’è già il nullaosta per la disponibilità degli impianti di Vignanello (stadio “Comunale”, che comprende un campo da gioco “a 11” e un campo da gioco “a 8”) e Vallerano (campo da gioco “a 11”), mentre c’è attesa per le risposte legate ai centri sportivi di Soriano nel Cimino e Vasanello. Dopo la tornata elettorale del 5 giugno si saprà se le giunte comunali di Soriano nel Cimino e Vasanello concederanno alla Polisportiva Monti Cimini gli impianti comunali.
L’allenatore della prima squadra sarà Stefano Del Canuto, mentre restano ovviamente top secret per il momento i nomi dello staff di allenatori e la rosa di tutte le squadre. E’ inevitabile non sapere per il momento, la stagione è ancora in corso e sarebbe un clamoroso autogol rivelare quel qualcosa che ancora deve essere messo nero su bianco. E’ invece certo che con tre stadi e un campo sportivo a disposizione non mancherà l’opportunità di far crescere in maniera esponenziale la cultura del calcio.