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Tania di Mario, capitano della nazionale femminile di pallanuoto, medaglia d’oro ad Atene 2004 e argento alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, è intervenuta ai microfoni di Rete Sport. La campionessa, che ha appena annunciato il ritiro dall’attività agonistica, ha parlato della decisione della sindaca Raggi di non sostenere la candidatura olimpica di Roma 2024.
«Avevo deciso di smettere già prima delle Olimpiadi, ma farlo giocando la finale olimpica è stato il massimo che potessi desiderare». È stata una delle atlete che ha firmato la lettera per la candidatura di Roma 2024. Che ne pensa di questo no? «È stato per me normale, fisiologico, firmare la lettera che chiedesse che le Olimpiadi fossero nella mia città. Io auguro a tutti di partecipare a dei Giochi Olimpici nel proprio paese anche perché vuol dire avere un’occasione di rivalsa sportiva. È un evento che ha i propri valori. Non siamo riusciti ad essere un traino, è stato un fallimento non tanto perché non ci saranno le Olimpiadi ma perché, come spesso succede, non si prova neanche a lottare per certi valori». Pensa che sia proprio finita? «Ero stata convocata con altri atleti per creare team con il comitato organizzatore dei giochi, per dare supporto più tecnico per l’Olimpiade: forse so più cose io che la Raggi sull’organizzazione delle olimpiadi. È tutto diverso rispetto ai giochi precedenti, ci sono regolamentazioni nuove perché il Cio ha capito che certi eventi precedenti non erano riproponibili. Sono cose che nessuno sa: io posso dire solamente peccato».

È dispiaciuta anche perché l’Olimpiade per voi atleti è una battaglia, una cosa a cui tenete molto? «Io lotto per tutte le mie battaglie allo stesso modo, è una mia forma mentis. Le Olimpiadi sono un momento per avere quella visibilità che normalmente non abbiamo. Mi rendo conto che così non potrà essere e mi dispiace per chi avrebbe potuto parteciparvi». Cosa porterebbe della pallanuoto nel calcio e cosa rappresenta per lei la Roma? «Porterei quella serenità che noi abbiamo e quel divertimento che nei loro occhi non vedo più. Noi lo facciamo per passione e ci aiuta a farlo bene. Io li stimo perché hanno una responsabilità infinita addosso ma questo gli toglie serenità. Tifo Roma da quando sono nata, ma a casa siamo divisi a metà perché mio padre e mio fratello tifano un’altra squadra che non vi dico. Sono legata tantissimo a questa squadra, al Capitano e a chi è rimasto con questi colori molto a lungo come Daniele De Rossi. Anch’io ho fatto la stessa cosa con una squadra di un’altra città e capisco cosa voglia dire sentirsi a casa e lottare per i propri colori, per quella che poi diventa la propria famiglia».

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