di Alessandro Tozzi
I figli invecchiano. Ma non invecchiano loro. Invecchiano te. I figli ti invecchiano perché passi le giornate curvo su di loro e la colonna prende per buona quella postura; perché parli lentamente affinché capiscano quel che dici e questo finisce per rallentare te; perché ti trasmettono malattie che il loro sistema immunitario sconfigge in pochi giorni e il tuo in settimane; perché ti tolgono il sonno per sempre. Assonnato e curvo, lento, acciaccato, sei nella terza età: questo l’incipit del monologo di Valerio Mastandrea, scritto da Mattia Torre.
Nel caso dello Sparta Prati i figli invece fanno l’effetto contrario: ringiovaniscono.
Il Puma, che faceva parte della Costituente del ’46 insieme a Picchio e Cipollone, sembra il terzo gemello dei suoi due figli; Aldo Verini continua imperterrito a togliere la palla a menare avversari sempre più giovani e a fare lanci che il bomber Marco Verini non è ormai più in grado di inseguire come 20 anni fa; Alessio ha appena scoperto che se fa un figlio ogni 10 anni, gliene tolgono 5 col bonus del 110, e perfino il Pampa sembra il fratello maggiore di suo figlio minore, che corre quasi meno di lui come tradizione familiare impone.
Sarà che gli spartani sono talmente pippe che basta poco perchè il figlio sia migliore di loro, a parte il caso dei due gemelli di Zaza, che non sapremo mai per quale arcano gioco di geni possano essere usciti da cotanto padre, a meno che la madre non fosse una Carolina Morace in potenza: è come se il figlio del Capitano tenesse corsi di yoga, senza pistola e senza banane.

Oggi avevamo in campo questa formazione di prole spartana:
Andrea La Pegna, Angelo Andreozzi, Michele e Simone Serranti, Lorenzo Columba, Matteo Matronola, Alessandro Panfili, Andrea e Alessandro Piacentini, Marco Verini capitano, il nostro giovane Marco.
In panchina le nuovissime leve La Pegna, Di Gennaro, Parisi e Mastronardi, e forse dimentico qualcuno.
Ne mancavano diversi all’appello, quasi tutti forti: i tre Zaza, Lombardi, Galdi, Aureli, Michelangeli.
Sono state inventate per l’occasione delle regole incredibili per favorire i vecchi, uscite fuori dalla mente malata del presidente, e la partita è andata come è andata, il risultato non contava niente, contava il sentimento.
A parte mister Serranti, che non abbiamo mai visto giocare a pallone, e abbiamo di lui solo qualche foto antica nella quale sembra il fratello di Socrates, col fratello che ci ha detto che era un giocatore d’ordine che in campo rompeva i coglioni a tutti; degli altri spartani invece sappiamo tutto, pregi (pochi) e difetti (parecchi). Tranne rarissimi casi (nei quali potremmo dubitare del postino di zona che non sapeva fare due palleggi, ma sapeva fare tutto il resto quando noi non eravamo a casa), possiamo dire che la razza è andata avanti, indietro non si torna. E direi anzi che trovarci qui, alla nostra età, a fare una partita coi figli, sia qualcosa che sarebbe stata del tutto impensabile coi nostri padri (Aldo Verini a parte, che come sappiamo è uno e trino), e dimostra che la razza, anche con pippe come noi, è davvero andata avanti: un tempo a 55 anni sarebbe stato complicato anche fare due tiri a ping pong.
Vogliamo quindi fare un applauso a tutti, padri, figli e spartani in genere, per questo incredibile esperimento generazionale che sarebbe piaciuto molto a Cipollone.
Diceva Garcia Marquez: un uomo sa quando sta diventando vecchio perché comincia ad assomigliare a suo padre. Ragazzi, mi raccomando, non invecchiate mai, ma se diventate come i padri spartani va bene.
Ma non lo dite alle madri….
Ps: la partita è stata davvero bellissima. Ma a parte gli spartani nessuno lo capirebbe mai

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