Alla riscoperta dello scrittore della valle dei calanchi, Bonaventura Tecchi, presso la sua villa abbandonata di Serrona, la “casa rustica” nei pressi della frazione bagnorese di Vetriolo. Il vagabondaggio letterario, organizzato dai Civita Writers di Emiliano Macchioni, sarà guidato da Antonello Ricci. Al suo fianco Pietro Benedetti di Banda del racconto. Partecipazione straordinaria di Gianni Abbate. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’officina culturale I porti della Teverina e con l’associazione Agorà di Giulio Onori. Essa gode del patrocinio del sindaco di Bagnoregio Francesco Bigiotti nonché dell’Unione dei Comuni della Teverina. Si inserisce, come terzo appuntamento, nel ricco calendario del Giardino letterario (incontri di scrittura creativa sulla valle dei calanchi).

Al termine della passeggiata/racconto, intorno alle 17, ci si ritroverà tutti al Magna Civita di Bagnoregio per un aperitivo/racconto, nel corso del quale si tireranno le somme dell’esperienza. Un modo nuovo di raccontare e vivere responsabilmente il territorio, gettando luce su aspetti critici inediti dell’opera dello scrittore bagnorese.

Appuntamento sabato 17 marzo ore 15 presso la piazza di Vetriolo. Quota di partecipazione: 7 euro. Info: Emiliano Macchioni (346-3622680)

Per raggiungere Vetriolo: venendo da Viterbo, lungo la strada provinciale Bagnorese, appena superata la macchia della Carbonara, due km prima di Bagnoregio, prendere bivio a destra con indicazioni.

In caso di avversità meteo persistente, l’iniziativa verrà posticipata al sabato successivo (24 marzo): stesse modalità di appuntamento.

Serrona: casa “narrante di Bonaventura Tecchi
di Antonello Ricci

Tecchi amò con tale intensità Bagnoregio e le sue campagne da farne motivo fra i privilegiati sulla sua tavolozza letteraria. Lo scrittore bagnorese amava parlare della “sua” Teverina come di un’antica terra sospesa, di un paesaggio di confine, a metà via tra l’Umbria, aerea e mistica, e una Tuscia viterbese, viceversa, tutta terragna e positiva, sempre concretamente radicata al mondo.

Sarà per la qualità unica di questa luce, certo peculiarissima, ma che oggi par proprio irradiare con inedito-delicato estremismo sulla valle, chiaroscurando i calanchi, sul versante opposto, alla stregua di nervi e tendini in un libro illustrato d’anatomia (la suggestione è di Emiliano Macchioni dei Civita Writers, oggi al mio fianco per questo sopralluogo).

Sarà per la promessa di un qualche inatteso disvelamento.

Sarà per altro più oscuro motivo.

Ma davvero questa villa abbandonata di Serrona (la “casa rustica” delle lunghe estati di una solitaria infanzia: radicata dunque nella stagione delle sue prime fantasticherie), questo suo aereo consistere a mezz’aria tra la solidità della costa boscosa, la vertigine di Civita e il mare delle crete su cui essa affaccia, sembra davvero sublimare a un grado massimo di perfezione e compiutezza, senza passi intermedi, la tecchiana idea di Teverina come luogo interiore.

Poi ti avvicini all’immobile, in lenta rovina, gli giri un poco intorno: ed ecco la sobria-nuda cappella sull’angolo, che gli evocava il duomo d’Orvieto; ecco i resti della viuzza lastricata, che gli pareva il corso di una città; ecco i ruderi del forno; l’accenno di una torretta finto-antica; i ricoveri per le bestie abbandonati; ed ecco la finestra dell’affaccio su Civita, sublime. Da una prospettiva assolutamente magica e inconsueta, quanto ormai dimenticata. Da tutto. Dappertutto. Riverbera l’eco degli infiniti-suggestivi passaggi da cui questa casa della memoria e dell’anima (centrale in termini di poetica, per quanto spesso dissimulata, decentrata, addirittura depistata attraverso la costruzione di diversi punti di vista narrativi, affidati, d’occasione in occasione, ai più vari personaggi, d’invenzione e non: fossero essi vecchi medici condotti a fine carriera o giovani figli d’emigrati rientrati per la prima volta d’oltreoceano) volle far capolino nell’opera tecchiana: dagli idilli paesistici di Antica terra al diario di guerra Un’estate in campagna; dalla saga in minore dei Villatàuri alla raccolta Resistenza dei sogni; dalla prosa d’arte del giovanile Il nome sulla sabbia al romanzo più tardo (e sommamente malinconico) Tarda estate.

Di tutto ciò converseremo-passeggiando sabato 17 marzo. Riportando le parole di Tecchi a risuonare nei luoghi che le ispirarono, per guidarne a evidenza la poetica sottesa. Con qualche modesta inattesa-preziosa scoperta critica: per esempio, il ricalcarsi – attraverso un passo della Legenda maior francescana – dell’amorevole figura di una mai conosciuta madre in quella, altrettanto amorevole e però affannata, della madre di Bonaventura il santo…

Venite dunque, non ve ne pentirete.

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