Due giorni d’Olimpiade e una serie di sviste o errori marchiani, soggettivi o oggettivi, fate voi, accumulati in corso d’opera. Fortuna che qualcuno comunque salva l’onore. La redazione di Olimpopress si è divertita a dare qualche voto, con l’augurio e la speranza che nessuno si possa sentire offeso, ma riesca per lo meno a ragionare su qualche episodio.
10 ad Andrea Lucchetta, esula dal discorso Rai ma è l’unico fra atleti ed ex atleti che ha capito a cosa servono i social network.
9 a Elisabetta Caporale, sta sempre sul pezzo, fa domande sensate e non ha bisogno del traduttore. Non male.
8 a Stefano Pantano, la classe non è acqua, è l’unica spalla capace di non sbrodolarsi addosso quando parla; anzi, neanche straparla (come fan molti) e spiega in maniera corretta i gangli della disciplina.
7 alla “pazza idea” di chi aveva pensato bene, dopo aver preso l’esclusiva, che forse sarebbe stato il caso di assoldare qualche cronista Sky one shoot per raccontare l’Olimpiade di Rio.
6 alla domanda “ma è una replica?”: fortuna che al secondo giorno qualche cervellone ha finalmente capito che da qualche parte sul teleschermo bisognava “appiccicare” una pecetta per far capire se l’evento è in diretta, differita o registrata
5 a quell’idea malsana di far mandare ai telespettatori gli sms per spiegare chissà cosa. Stiamo raccontando la trentunesima Olimpiade o siamo sui banchi di scuola?
4 a quei telecronisti, cronisti, opinionisti e chi più ne ha ne metta incapaci di capire che quella in corso è l’Olimpiade di Rio e non le olimpiadi di Rio
3 a quel regista che alla seconda intervista post 400 stile libero realizzata con Gabriele Detti invece d’inquadrare l’azzurro svaria un po’ di qua e un po’ di la, neanche dovesse fare un reportage sul carnevale brasiliano
2 a quelle immagini televisive che hanno indugiato troppo su Matteo Renzi, neanche fosse un Vanderlei de Lima o una Gisele Bündchen. Ma forse ci sarà un perché, chissà…
1 a Lorenzo Roata, che nel parlare d’un arciere azzurro deve sottolineare per forza che “è tifosissimo della Roma”, confermando una volta di più che certi speaker se non li fai parlare di pallone restano senza inventiva