leicester-trophy-main
leicester-trophy-main

Dici Leicester e pensi inevitabilmente a Claudio Ranieri, romano di nascita e girovago della panchina, la cui prima esperienza nel football che conta fu vissuta a Cagliari, squadra raccolta in serie C e accompagnata in serie A nell’arco di due anni, con tanto di coppa Italia di categoria conquistata e bel calcio da ostentare. Napoli, Fiorentina, Parma, Inter e Juventus le altre esperienze italiane, per tacere di quella vissuta a Roma, sua città Natale, dove gli davano del minestraro e oggi lo esaltano. Perché così è la vita. Poi Valencia e Atletico Madrid in Spagna, Monaco in Francia, Chelsea, la nazionale greca e finalmente Leicester, tappa per ora conclusiva servita per conquistare a sessantaquattro anni il primo campionato di una carriera esaltante ma soprattutto una esistenza da persona educata. Ecco, Leicester, fino a ieri sconosciuta ai più, luogo oggi di culto calcistico dove l’unione ha dimostrato di potersi trasformare in forza vincente, al punto di permettere a Vardy e ai suoi fratelli di mettere in riga tutti, compresi quei club gestiti da nababbi tipo Roman Abramovich o gli sceicchi arabi. Una squadra che se non ci fosse stata l’avremmo dovuta inventare per poter restituire dignità al football. Perché di favole c’è bisogno come quando eravamo bambini, quando il calcio era ancora in bianco e nero e il massimo dello svago erano le figurine Panini pronte ad accompagnare le domeniche di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Una protagonista inattesa, questo Leicester, che ha fatto saltare il banco al punto che il successo finale ha mandato per stracci gli allibratori inglesi, che a inizio stagione avevano quotato i neo campioni d’Inghilterra 5000 a 1. Centotrentadue anni di storia e un titolo, con l’ex metalmeccanico Jamie Vardy capace di andare in gol 13 volte nelle prime undici partite di campionato, così da battere il precedente record di Ruud van Nistelrooij. Qualcosa da annotare? Diciamo la vittoria per 2-3 contro l’Everton al Goodison Park, la conquista con cinque turni d’anticipo della qualificazione matematica in Champions League e l’apoteosi a cavallo fra il primo e il due di maggio, con la Ranieri-band che pareggia 1-1 all’Old Trafford contro il Manchester United e, 24 ore dopo, il Tottenham pareggia 2-2 la partita col Chelsea utile per permettere alle Foxes di diventare irraggiungibile in vetta. Beh, se Ranieri è minestraro, viva le minestre. Purché non siano riscaldate.

Articolo precedenteCon la Pentecoste ritorna la Clericus Cup
Prossimo articoloIfl, Guelfi-Dolphins, l’anteprima